Per amore della Verità

Per amore della Verità, che è una Persona: Gesù

“Nella  storia dei nomi vi è la storia delle idee, e le parole falsate rivelano affievolimento di potenza  intellettuale che apprende una cosa per un’altra, ed è quindi non vera nei giudizi, non diritta nei ragionamenti. Quando il suono di una parola non desta la medesima eco negli animi, è intervenuta la confusione nelle idee, e vi è ribellione nel regno delle intelligenze”. “. . . Alla veracità si oppone la menzogna di che ragiona San Tommaso, scomponendo la nozione in tre elementi, i quali a volte concorrono, a volte no, e sono la enunciazione del falso, la intenzione d’ingannare e l’effetto di cotale enunciazione e intenzione, il quale è che la falsità s’imprima nell’altrui mente. Menzogna e mendacio è ciò che si dice contro la mente o coscienza del parlante. La reità sorge dall’essere contro la mente e la coscienza di chi profferisce quella parola che non è eco dello spirito, né lo rende manifesto, ma lo vela ad altrui. Cotale disarmonia tra il segno e la cosa significata è disordine grave nel regno delle intelligenze che si allumano al focolare della verità, e che sono connaturate a trovare nel vero un proprio e vital nutrimento. La menzogna è profanazione della parola che ne dà lo scettro sugli animali e ne fa sacerdoti della creazione. La verità che è sostanza vivente in cielo, deve per la voce e per la lingua umana risuonare nell’universo; deve essere alle mute creature cosmiche la potente eco del Verbo che ha posto le leggi de’mondi e ne ha dato all’uomo l’impero ugualmente che il sacerdozio. Si dispoglia d’impero e di sacerdozio chi mentisce senza sentirne rammarico, e non pone mente che la verità e la vita rampollano dalla medesima sorgente, e che gl’istinti vitali e intellettuali sono del pari inestinguibili nell’uomo… dal libro “I quattro cardini della felicità” secondo S. Tommaso D’Aquino (mia è un’edizione del 1890).

La verità: patrimonio dell’umanità, una vita da protagonisti, AUGURI DI PACE. Dice Gesù, a Maria Valtorta: i Suoi riconosceranno la Sua Parola

Le rivelazioni di Santa Brigida, Il calendario gregoriano, zodiaco e la scienza, con prof. Antonino Zichichi, Sacra di San Michele in PIemonte e la Porta dello Zodiaco del 1100 d. C. Sesta stazione – Mons. Alessandro Pronzato – VERONICA – l’ABUSIVA
C’è chi vorrebbe epurare dalla Via Crucis questa donna. Il suo gesto non è registrato dal Vangelo. Quindi – così dicono – si abbia, una buona volta, il coraggio di scacciare dal racconto della Passione questa intrusa della misericordia, questa “abusiva” che non è in grado di esibire il biglietto con il timbro della storia.
Eppure, guai se saltasse questa stazione. Sarebbe la squalifica di un mondo popolato da animali equipaggiati di ragione e di un robusto … cuore di pietra.
Se Cristo, lungo la Sua via dolorosa, non avesse incontrato una sola persona capace di compiere il gesto di Veronica – un fazzoletto passato furtivamente su un volto sfatto dalla stanchezza e ingrommato di sudore sangue e sputi – allora, veramente, mi vergognerei del nome di uomo.
Allora si dovrebbe affrontare geografi e astronomi e dirgli chiaro e tondo: Cari e illustri signori, avete preso un colossale abbaglio nel presentarci la terra secondo la forma che vediamo nei mappamondi. Correggete il vostro errore. In realtà, la terra ha la forma di una gabbia e dentro ci sono due specie di belve: quelle che si buttano, avide, sulla preda, e quelle che assistono, impassibili, allo scempio.
No. Per fortuna, c’è questa donna col suo fazzoletto. Tutti abbiamo bisogno di lei. Perché ci venga riconosciuto almeno un briciolo di dignità.
Ma la verità storica? Le prove dell’autenticità dell’episodio?
Qui è il caso di dire che la verità la facciamo noi.
Le prove vanno ricercate, non nel passato, ma nel presente. Io posso fornire queste prove. Io sono in grado di dimostare l’esistenza storica di Veronica.
Se almeno una volta mi sono fermato di fronte a una disgrazia altrui.
Se ho il coraggio di rompere il cerchio dell’indifferenza generale.
Se mi ritengo responsabile della sofferenza di un fratello.
Se non mi vergogno di avere un cuore in grado di commuoversi.
Se conservo la capacità di piangere sui casi di un poveraccio.
Se me la sento di sfidare l’impopolarità e il ridicolo e tutte le argomentazioni del buonsenso e della prudenza e della logica per precipitarmi a tendere la mano verso chi – anche con uno sguardo – implora aiuto.
Se non compio indagini per accertare “a chi tocca”.
Se non faccio calcolo sui rischi, su che cosa mi può succedere, sui guai che posso avere …
Allora Veronica è veramente esistita, è una creatura in carne e ossa. Allora il suo gesto è provato storicamente. Allora l’episodio che la riguarda è autentico. Allora è garantita la sopravvivenza della sesta stazione.
Mi pare, però, di intuire le ragioni dell’antipatia di tanti maestri per questa donna, del loro torcere il naso dinanzi al suo gesto pietoso che non risolve nulla. Loro avrebbero preferito rifare il processo a Gesù
Accertare le responsabilità degli altri
Denunciare le efferatezze delle torture
Sensibilizzare l’opinione pubblica
Analizzare le cause del dolore
Programmare un piano articolato di interventi
magari scrivere un manuale sul modo più corretto di esercitare la carità.
E, intanto, il Condannato si sarebbe dovuto accontentare di una astratta testimonianza di solidarietà, di un interessamento verbale. L’Uomo avrebbe consumato fino in fondo, nella propria carne, la fase del sacrificio, mentre quegli altri si attardavano nella fase di studio.
Un gesto concreto, modesto, insufficiente fin che si vuole, ma pure sempre un segno di amore. E l’amore, per essere tale, deve uscire dalle pagine dei libri, dalle chiacchiere, dalle discussioni, per ritrovare la spontaneità e l’efficacia dei gesti più ordinari, più semplici, più ingenui se vogliamo.