Per amore della Verità, nel rispetto di una cultura quanto ricca, tanto bella, userò la più bella introduzione nel regno della psicologia cristiana, con la <<bocca di un apostolo della verità>>, S. Tommaso d’Acquino:
“Nella storia dei nomi vi è la storia delle idee, e le parole falsate rivelano affievolimento di potenza intellettuale che apprende una cosa per un’altra, ed è quindi non vera nei giudizi, non diritta nei ragionamenti. Quando il suono di una parola non desta la medesima eco negli animi, è intervenuta la confusione nelle idee, e vi è ribellione nel regno delle intelligenze”.
“. . . Alla veracità si oppone la menzogna di che ragiona San Tommaso, scomponendo la nozione in tre elementi, i quali a volte concorrono, a volte no, e sono la enunciazione del falso, la intenzione d’ingannare e l’effetto di cotale enunciazione e intenzione, il quale è che la falsità s’imprima nell’altrui mente. Menzogna e mendacio è ciò che si dice contro la mente o coscienza del parlante. La reità sorge dall’essere contro la mente e la coscienza di chi profferisce quella parola che non è eco dello spirito, né lo rende manifesto, ma lo vela ad altrui. Cotale disarmonia tra il segno e la cosa significata è disordine grave nel regno delle intelligenze che si allumano al focolare della verità, e che sono connaturate a trovare nel vero un proprio e vital nutrimento. La menzogna è profanazione della parola che ne dà lo scettro sugli animali e ne fa sacerdoti della creazione. La verità che è sostanza vivente in cielo, deve per la voce e per la lingua umana risuonare nell’universo; deve essere alle mute creature cosmiche la potente eco del Verbo che ha posto le leggi de’mondi e ne ha dato all’uomo l’impero ugualmente che il sacerdozio. Si dispoglia d’impero e di sacerdozio chi mentisce senza sentirne rammarico, e non pone mente che la verità e la vita rampollano dalla medesima sorgente, e che gl’istinti vitali e intellettuali sono del pari inestinguibili nell’uomo… dal libro “I quattro cardini della felicità” secondo S. Tommaso D’Aquino (mia è un’edizione del 1890).
Secondo me, nei nostri giorni più che mai, la Verità non è più proclamata come una volta, i misteri della Chiesa … Dottrina cattolica non ha niente da nascondere, ha l’unico giusto fondamento per ogni intelligenza – il problema è che non è bene conosciuta. Le verità che la gente deve sapere più di ogni altra cosa, senza dubbio – senza confusione: la morte, cosa succeda dopo, non bisogna inventarci cose, ma essere alla conoscenza degli scritti dei santi.
Abbiamo di fronte una generazione di anime molto più attenta spiritualmente, la Chiesa è pronta a rispondere? Sarebbe ora! Il mondo ha fatto <<patrimonio universale >> di tante cose, ma non ha voluto mai fare della Verità – patrimonio universale dei cristiani.
2009, in Sicilia; una bambina di dieci anni, aveva detto quasi per sfogarsi: <Mi sento confusa! > tornando dal catechismo, <Perché, ho chiesto?>
< Perché, in Chiesa ci insegnano che l’uomo è stato creato da Dio, mentre alla scuola ci insegnano che siamo discendenti delle scimmie.>< Va bene, ho detto, sappiamo che la scuola non è sempre d’accordo con la Chiesa, la scienza, Darwin … >. <No, insisteva, non è questo che mi confonde, ma il fatto che è la stessa maestra della scuola quella che ci insegna il catechismo! > Bella risposta! Mi sembra che la menzogna è stata già beccata, in più, di una bambina.
Ho messo la bambina nelle condizioni di giudicare da sola, ricordandomi della mia infanzia-il fatto di sentire comunque un rammarico, anche se nessuno è testimone visivo di una tua cattiva azione. Lo stesso, un calore nell’anima quando fai un qualcosa di buono, la naturalezza delle cose. Ho pensato così in due piedi che era la più semplice spiegazione, bambina ha fatto subito i conti e tornavano.
Non bisogna filosofare, né sottovalutare la mente dei bambini, né contaminare, ma rispettarli, soprattutto essere attenti ai loro ragionamenti.
Ho notato nel loro comportamento che studiare la religione, è diventato come memorizzare delle cose, la bravura come una risposta immediata, tipo quiz. Guai a noi se i bambini percepiscono Gesù in questa maniera, finita la scuola non lo vogliono sentire più. Come si guida un’anima ad amare Gesù? Ecco il risultato da toccare (più tardi leggerete un bel discorso su questo tema dalle labbra di B. Bartolo Longo) sono testi che avevo preparato per il libro (Psicologia cristiana, gia dal 2010, poi ho lasciato perdere)- Oggi, 2022, mi ricordo chiaramente quello che avevo sentito dentro di me, una voce maschile: <<Carmen, sei in debito con me!>>. Faccio una parentesi nel vecchio testo, perché pur sempre pronto, più di 500 pagine, ma raggrupate in una certa ordine di idee, mentre l’anno scorso ho rifinito <<Gesù e Maria, maestri della psicologia cristiana>>, perché sono loro che attraverso secoli e secoli, attraverso i santi hanno ammaestrato tutte le generazioni … Anche la copertina era solo per la Psicologia Cristiana, firmato Carmen e basta, dal 2009 … Ma poi è arrivato Don Dolido Ruotolo, Don Tonino Bello …. ma potrei prendere in considerazione ogni nazione con suoi saggi, santi – anche la gente comune – I VANGELI DEI NOSTRI GIORNI SI SCRIVONO GIORNALMENTE, il data base mondiale è aggiornato al secondo. Tranquilli, anche se non sembra, tutto è sotto controllo divino.
<<Quando Don Orione il 19 aprile 1912, in udienza privata col Santo Padre Pio X, chiese quel qualcosa in più, verso la Piccola Opera, una devozione particolare, l’amore espresso per il Vicario di Cristo, un voto dei religiosi, il Santo Padre acconsentì. Richiesto il periodo quando poteva ripassare per i santi voti. E allora il nostro santo Padre mi rispose: “Ma anche subito”. Dio mio! Che momento fu mai quello! Mi gettai in ginocchio davanti al Santo Padre: gli strinsi e baciai i piedi benedetti: trassi di tasca un librettino che i piccoli figli della Divina Provvidenza conosceranno, e che io già avevo con me, presentendo la grazia. apersi là ov’è la formula dei santi voti e dove, avanti, avevo messo già il segno.
Ma in quel momento sì solenne e santo, ricordai che sarebbero occorsi due testimoni, secondo le norme canoniche, e i testimoni mancavano poiché l’Udienza era privata. Allora levai al Santo Padre gli occhi, e osai dirgli: “Padre Santo, come Vostra Santità sa, ci vorrebero due testimoni, a meno che la Santità Vostra si degnase dispensare”. E il Papa, guardandomi dolcissimamente e con un sorriso celeste sulle labbra, mi disse: “Da testimoni faranno il mio e il tuo angelo custode!“>> da I fioretti di Don Orione di Andrea Gemma
Nessuno si inventa nulla da se. Se ho sentito quella voce, nel 2006, era un periodo buono, cioè, mi aveva dato tutto per poter studiare le SUE cose: leggere la Bibbia dal inizio alla fine, con calma, come un vero investigatore, estrarre tutto quello che bisognava per delineare, chi veramente è Dio e chi l’uomo … Era un lavoro che volevo fare da molto tempo, stavo per perderlo studiando tutt’altro, quando quel: <<Carmen, sei in debito con Me>> – sapevo bene cosa dovevo fare e l’ho fatto, anima e cuore. Mi aveva creato tutte le condizioni. Questa voce, se mi spiego, miei genitori sono mancati decine di anni fa, più di 30 anni, decisamente riconoscerei la loro voce, ma in questa voce c’era una tale familiarità con l’anima che al solo sentirla, rinvigorisce con una forza che non si può descrivere. In fondo, sarebbe come, al posto di “perdere” il tempo con la scienza dei miei avversari, miei rinnegatori, fatti coraggio e indaga su di Me, vedi se c’è qualcosa che non torna nella Mia Verità, annalisa il mondo intero, la sua storia e vedi, sono mai stato lontano, ho mai abbandonato l’umanità?
Ne è venuto fuori un mondo nuovo, risposte di ogni genere, perché una volta, non avendo trovato risposte, persone che mi convincano del tutto, in sospeso avevo tante cose … Capitavano cose tipo, elabori un concetto, stai pensando come scriverlo e ti “senti quasi spinto” verso libri scritti da autori sconosciuti, leggendo, scopri che erano arrivati alla stessa conclusione, molto tempo fa. Cosa faccio? Mi sembra più onesto citare un grande del passato, perché la penso come lui, essendo tanti, come loro. E’ un copiare? Non ha nulla a che fare con il copiare la fede, la Verità, è concordare, è ravvivare, confermare che NULLA è cambiato nella Verità. Siamo noi che siamo sconessi, per comprenderci …
Adesso chiudo la parentesi
Va bene studiare la religione, ma amare, rispettare l’altro per quello che è, non per quello che possiede. In questo riassunto (libro) ho trovato le giuste risposte anche a questi argomenti.
Ho seguito le risposte che i giovani sacerdoti danno in televisione, sembra che ancora non hanno capito il loro giusto valore, chi è il Sacerdote, i religiosi secondo Gesù? Nel “ Dialogo “, Santa Caterina da Siena ha la risposta giusta dal Padre Eterno, Angela da Foligno, Santa Faustina Kowalska – dunque, niente scuse.
Ho incontrato gli <scappati di casa>, quelli che non vogliono entrare più in chiesa per colpa dei religiosi, ma che nel cuore ancora soffrono perché nessuno si occupa di loro. Solo Gesù. Dovevate vedere come aspettavano delle belle notizie, anche io stavo per allontanarmi per colpa di alcuni sacerdoti, ma non per colpa di Gesù. Allora mi ha seguito da vicino, e ha fatto di tutto per convincermi, e una volta convinta io sapeva che poteva contare su di me – cioè che nessuno che mi domandava qualcosa di Lui, andava confuso o senza consolazione.
Ho incontrato un giovane sacerdote, che disprezzava i poveri, amava solo i vestiti di marca, i profumi di lusso e la bella macchina – ho detto Signore come può essere questo il padre degli orfani, giudice delle vedove quando ama solo le ricchezze? Il Signore farà qualcosa a modo suo, e forse già l’ha fatto. E quando dico <uno>, dico tanti.
Parliamoci chiaro, se oggi qualcuno ha solo la conoscenza di quello che si sente un’ora alla Santa Messa di Domenica – nei casi felici, quando si va, anche lì con la mente altrove, cuore altrove, e sempre di corsa. Si capisce. Ed è proprio a questo tipo di persone che mi rivolgo. Questo libro se la prenda in borsa, a lavoro, per sbirciare all’inizio, dopo si vedrà. Siete voi, che dovete lavorare la vostra vigna, il cuore umano è un altro mondo, conosciuto e rispettato immensamente da Dio, ma soprattutto Amato.
Lasciatevi conquistare da Lui. Mio nome, non ha niente a che fare con questo libro, considero che chiunque con buona volontà e il tempo che io abbia messo per <<filtrare con la vita>>; poteva farlo. Adesso tocca me. Ieri peccatori, ma oggi pentiti, tornati a Lui. A me dava fastidio chiedere a qualche sacerdote una risposta più convincente, lì dove rispondevano con un semplice; sì o no. Ho dovuto <<scavare da sola>>, e così ho scoperto tutto questo mare di cose.
Conosciamo Iddio, il Suo modo di pensare, le Sue attese da parte nostra, la Sua rabbia, ma anche la sua giustizia e misericordia per tutti, perché tutti i popoli sono suoi, la Sua opera:
Nel Esodo: 3,14 “ Dio disse a Mosé : << Io sono colui che sono !>>
Poi disse: <<Dirai agli Israeliti; Il Signore, Il Dio dei vostri padri, Il Dio di Abramo, Il Dio di Isaaco, Il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo e il mio nome per sempre; questo e il titolo con cui sarò ricordato di generazione in generazione>>.
Esodo 4, Il potere dei segni concesso a Mosè; quanto erano ebrei ostinati come popolo, non è difficile da capire, basta leggere quante volte accusavano Mosè, non obbedivano mai in quanto il Signore gli disse: (Esodo 16, 28). <<Fino a quando rifiuterete di osservare i miei ordini e le mie leggi?>>
Della manna (Esodo 16, 31-32): ”La casa d’Israele la chiamò manna. Era simile al seme del coriandolo e bianca; aveva il sapore di una focaccia con miele. Mosè disse. <<Questo ha ordinato il Signore: Riempitene un omer e conservatelo per i vostri discendenti, perché vedano il pane che vi ho dato da mangiare nel deserto, quando vi ho fatti uscire dal paese d’Egitto>>. Esodo 16, (34) Arone la depose per conservarla davanti alla Testimonianza. Non è da passare inosservato nemmeno la benedizione di Ietro, sacerdote di Madian (il suocero di Mosè), appena aveva saputo tutto quello che il Signore aveva fatto per mezzo di Mosè; Esodo (18, 10 – ) : <<Disse Ietro: <<Benedetto sia il Signore, che vi ha liberati dalla mano degli Egiziani e dalla mano del faraone: egli ha strappato questo popolo dalla mano dell’Egitto! Ora io so che il Signore è più grande di tutti gli dei, poiché egli ha operato contro gli Egiziani con quelle stesse cose di cui essi si vantavano>>. Oggi ci pare cosa straordinaria leggere <<Il Signore lo chiamo dal monte>>, <<Il Signore disse a Mosè>> ma è tutto vero e molto semplice anche:
Esodo 19, 9: <<Il Signore disse a Mosè: Ecco, io sto per venire verso di te in una densa nube, perché il popolo senta quando io parlerò con te e credano sempre anche a te>>. Tra le purificazioni di tre giorni si chiede al popolo: <<Siate pronti in questi tre giorni: non unitevi a donna>>. Esodo 19, 16: <<Ed ecco al terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni, lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di tromba: tutto il popolo che era nell’accampamento fu scosso da tremore>>. Es 19, 20: << Il Signore scese dunque sul monte Sinai, sulla vetta del monte, e il Signore chiamò Mosè sulla vetta del monte. Mosè salì.>>
I paramenti sacerdotali; Esodo 28 – “Parlerai a tutti gli artigiani più esperti, ai quali io ho dato uno spirito di saggezza ed essi faranno gli abiti di Aronne per la sua consacrazione e per l’esercizio del sacerdozio in mio onore”[…] sentite che arte fine si dovrà usare, che colori, che tipo di incisione … “il pettorale del giudizio, quattro file, ognuna con tre pietre; dodici pietre, come le dodici tribù- incise con il nome corrispondente nel ordine della loro nascita; prima pietra – prima fila: una cornalina, un topazio uno smeraldo; seconda fila: un turchese, uno zaffiro e un berillo. Terza fila: un giacinto, un’agata e un’ametista e la quarta fila: un crisolito, un onice e un diaspro, tutte inserite nell’oro mediante i loro castoni”. Ognuno ha solo da accontentarsi nell’arte dell’intagliatore di pietre per l’incisione di un sigillo … anche l’arte dei vestiti intimi: Es 28, 42: <<Farai loro inoltre i calzoni di lino, per coprire la loro nudità; dovranno arrivare dai fianchi fino alle cosce>>. Dove sono oggi i negoziatori di pace tra l’ira di Dio e il suo popolo, Mosè ha saputo invocare le giuste parole per non far perire un popolo. Ma la chiarezza piena e nel Es 29, (42-46): <<Questo è l’olocausto perenne per le vostre generazioni, all’ingresso della tenda del convegno, alla presenza del Signore, dove io vi darò convegno per parlare con te. Io darò convegno agli Israeliti in questo luogo, che sarà consacrato dalla mia Gloria. Consacrerò la tenda del convegno e l’altare. Consacrerò anche Aronne e i suoi figli, perché siano miei sacerdoti. Abiterò in mezzo agli Israeliti e sarò il loro Dio. Sapranno che io sono il Signore, il loro Dio, che li ho fatti uscire dal paese d’Egitto, per abitare in mezzo a loro, io il Signore, loro Dio>>. [L’immagine di Arone, ma anche di Mosè, Davide e Abramo dalla chiesa “La Visitazione” di Torino].
Tanti hanno pensato che se uno conosce un mestiere quasi come l’ha già fatto, conosce tecniche senza aver imparato da nessuno, di sicuro in un altra vita … , cioè – reincarnato. No, sono doni del Signore. Almeno questa dobbiamo riconoscere, discernere tra quello che ci pare di saper fare da sempre – e quello che invece abbiamo studiato. Che cosa sia il talento, se non un dono di Dio?
Leggiamo <<gli artigiani sacri>> Esodo, 35 (30 -35): “Il Signore ha chiamato per nome Bezaleel … L’ha riempito della spirito di Dio, perché egli abbia saggezza , intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro, per concepire progetti e realizzarli in oro, argento, rame, per intagliare le pietre da incastonare, per scolpire il legno e compiere ogni sorta di lavoro ingegnoso. Gli ha anche messo nel cuore il dono di insegnare e così ha anche fatto Ooliab. Li ha riempiti di saggezza per compiere ogni genere di lavoro d’intagliatore, di disegnatore, di ricamatore in porpora viola, in porpora rossa, in scarlatto e in bisso, e di tessitore, capaci di realizzare ogni sorta di lavoro e ideatori di progetti>> Leggete poi tutto quello che hanno fatto Esodo 36 – 40, chi leggendo oggi può fare una cosa simile, faccia. Oggi quanti riescono a capire quale sia il loro dono dal Signore, la loro vocazione?
Quanto sia importante conoscere il passato, lo aveva detto bene la Bibbia- Giudici; le generazioni che hanno conosciuto il Signore, quelle che non lo conoscevano …Giudici 2, 8 – cioè dopo la morte di Giosuè, la generazione che ne sorse dopo, non conosceva il Signore, né le opere che aveva compiuto in favore d’Israele.
Chiunque cercherà Dio, lo troverà; basta cercarlo con l’Amore, nelle nostre afflizioni quotidiane, ogni ingiustizia che abbia subito, gridando con l’anima , i suoi sospiri saranno sentiti, però attenzione; Salmo 49, (7-23 ): “<<Ascolta, popolo mio, voglio parlare, testimonierò contro di te , Israele: Io sono Dio, il tuo Dio. Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici; i tuoi olocausti mi stanno sempre dinanzi. Non prenderò giovenchi dalla tua casa, né capri dai tuoi recinti. Sono mie tutte le bestie della foresta, animali a migliaia sui monti. Conosco tutti gli uccelli del cielo, è mio ciò che si muove nella campagna. Se avessi fame, a te non lo direi; mio è il mondo e quanto contiene. Mangerò forse la carne dei tori, berrò forse il sangue dei capri? Offri a Dio un sacrificio di lode e sciogli all’Altissimo i tuoi voti; invocami nel giorno della sventura: ti salverò e tu mi darai gloria>>.
All’empio dice Dio: << Perché vai ripetendo i miei decreti e hai sempre in bocca la mia alleanza, tu che detesti la disciplina e le mie parole te le getti alle spalle? Se vedi un ladro, corri con lui; e degli adulteri ti fai compagno. Abbandoni la tua bocca al male e la tua lingua ordisce inganni. Ti siedi, parli contro il tuo fratello, getti fango contro il figlio di tua madre. Hai fatto questo e dovrei tacere? Forse credevi ch’io fossi come te! Ti rimprovero: ti pongo innanzi i tuoi peccati. Capite questo, voi che dimenticate Dio, perché non mi adiri e nessuno vi salvi. Chi offre il sacrificio di lode, questi mi onora, a chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio>>.”
Salmo 5 ,(5 -13): Tu non sei un Dio che si compiace del male; presso di te il malvagio non trova dimora; gli stolti non sostengono il tuo sguardo. Tu detesti chi fa il male, fai perire i bugiardi. Il Signore detesta sanguinari e ingannatori. Ma io per la tua grande misericordia entrerò nella tua casa; mi prostrerò con timore nel tuo santo tempio. Signore, guidami con giustizia di fronte ai miei nemici; spianami davanti il tuo cammino. Non c’è sincerità sulla loro bocca, è pieno di perfidia il loro cuore; la loro gola è un sepolcro aperto, la loro lingua è tutta adulazione. Condannali, o Dio, soccombano alle loro trame, per tanti loro delitti disperdili, perché a te si sono ribellati. Gioiscano quanti in te si rifugiano, esultino senza fine. Tu li proteggi e in te si allieteranno quanti amano il tuo nome. Signore, tu benedici il giusto: come scudo lo copre la tua benevolenza.>>
Ogni uomo sulla terra deve sperare in Dio,
Zaccaria cap.8 L’epoca messianica : (16-17) Ecco ciò che voi dovrete fare: parlate con sincerità ciascuno con il suo prossimo; veraci e sereni siano i giudizi che terrete alle porte delle vostre città. Nessuno trami nel cuore il male contro il proprio fratello; non amate il giuramento falso, poiché io detesto tutto questo>> oracolo del Signore.
La salvezza universale (20- 23): Dice Il Signore degli eserciti: <<Anche popoli e abitanti di numerose città si raduneranno e si diranno l’un l’altro: Su, andiamo a supplicare il Signore, a trovare Il Signore degli eserciti; ci vado anch’io . Così popoli numerosi e nazioni potenti verranno a Gerusalemme a consultare il Signore degli eserciti e a supplicare il Signore>>.
Dice il Signore degli eserciti: <<In quei giorni, dieci uomini di tutte le lingue delle genti afferreranno un Giudeo per il lembo del mantello e gli diranno: Vogliamo venire con voi, perché abbiamo compreso che Dio è con voi>>.
Ancora si capisce molto bene in Malachia cap. 3: << “… (8-12 ) Le offerte rituali .
- Può un uomo frodare Dio? Eppure voi mi frodate e andate dicendo: <<Come ti abbiamo frodato?>>. Nelle decime e nelle primizie. Siete già stati colpiti dalla maledizione e andate ancora frodandomi, voi, la nazione tutta! Portate le decime intere nel tesoro del tempio, perché ci sia cibo nella mia casa; poi mettetemi pure alla prova in questo, dice il Signore degli eserciti – se io non vi aprirò le cateratte del cielo e non riverserò su di voi benedizioni sovrabbondanti. Terrò indietro gli insetti divoratori perché non vi distruggano i frutti della terra e la vite non sia sterile nel campo, dice il Signore degli eserciti. Felici vi diranno tutte le genti, perché sarete una terra di delizie, dice il Signore degli eserciti.
Il giudizio finale cap.3 (13-21 ): Duri sono i vostri discorsi contro di me – dice il Signore – e voi andate dicendo : <<Che abbiamo contro di te?>>.
Avete affermato: << È inutile servire Dio: che vantaggio abbiamo ricevuto dall’aver osservato i suoi comandamenti o dall’aver camminato in lutto davanti al Signore degli eserciti? Dobbiamo invece proclamare beati i superbi che, pur facendo il male, si moltiplicano e, pur provocando Dio, restano impuniti>>.
Allora parlarono tra di loro i timorati di Dio. Il Signore porse l’orecchio e li ascoltò: un libro di memorie fu scritto davanti a lui per coloro che lo temono e che onorano il suo nome. Essi diverranno – dice il Signore degli eserciti – mia proprietà nel giorno che io preparo. Avrò compassione di loro come il padre ha compassione del figlio che lo serve. Voi allora vi convertirete e vedrete la differenza fra il giusto e l’empio, fra chi serve Dio e chi non lo serve.
Ecco, infatti sta per venire il giorno rovente come forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno venendo gli incendierà – dice il Signore degli eserciti – in modo da non lasciar loro né radice né germoglio. Per voi invece, cultori del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia e voi uscirete saltellanti come vitelli di stalla. Calpesterete gli empi ridotti in cenere sotto le piante dei vostri piedi nel giorno che io preparo, dice il Signore degli eserciti.”
Da Efesini 6, (11) : “Rivestitevi dell’armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete perciò l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State dunque ben fermi, cinti i fianchi con la corazza della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo della pace …”
Abbiamo Daniele che aveva Spirito di Dio, che bella cosa leggere Daniele 2:
“Nel secondo anno del suo regno, Nabucodonosor fece un sogno e il suo animo ne fu tanto agitato da non poter più dormire. Allora il re ordinò che fossero chiamati i maghi, gli astrologi, gli incantatori e i caldei a spiegargli i sogni.”… Nabucodonosor però non si ricordava che cosa aveva sognato, voleva che loro gli dicessi che cosa abbia sognato e cosa significa. Tutti quanti sono dichiarati impotenti d’avanti a una tale problema , anzi caldei gli hanno replicato: <<Non c’è nessuno al mondo che possa soddisfare la richiesta del re: difatti nessun re per quanto potente e grande, ha mai domandato una cosa simile ad un mago, indovino o caldeo. La richiesta del re è tanto difficile, che nessuno ne può dare al re la risposta, se non gli dei la cui dimora è lontana dagli uomini>>… Alloro il re ordinò che tutti i saggi di Babilonia fossero messi ha morte. Il decreto fu pubblicato è già i saggi venivano uccisi; anche Daniele e i suoi compagni erano ricercati …
Ma Daniele rivolse parole piene di saggezza e di prudenza ad Arioch, capo delle guardie del re, dopo aver sentito motivo per quale il re avrebbe dato un decreto così terribile, chiese permesso al re di concederli un tempo per poter spiegarli cosa sia quel sogno. Si ritornò a casa, narrò quello che aveva sentito ai suoi tre compagni, ed essi implorarono misericordia dal Dio del cielo riguardo a questo mistero.
Daniele 2,19: ”Allora il mistero fu svelato a Daniele in una visione notturna; perciò Daniele benedisse il Dio del cielo: <<Sia benedetto il nome di Dio di secolo in secolo, perché a lui appartengono la sapienza e la potenza. Egli alterna tempi e stagioni, depone i re e gli innalza, concede la sapienza ai saggi, agli intelligenti il sapere. Svela cose profonde e occulte e sa quel che è celato nelle tenebre e presso di lui è la luce. Gloria e lode a te, Dio dei miei padri, che mi hai concesso la sapienza e la forza, mi hai manifestato ciò che ti abbiamo domandato e ci hai illustrato la richiesta del re>>.
Isaia 44 (24 – 28): “ Dice il Signore, che ti ha riscattato e ti ha formato fino dal seno materno:
<<Sono io, il Signore, che ho fatto tutto, che ho spiegato i cieli da solo, ho disteso la terra: chi era con me? Io svento i presagi degli indovini, dimostro folli i maghi, costringo i sapienti a ritrattarsi e trasformo in follia la loro scienza; confermo la parola dei suoi servi, compio i disegni dei suoi messaggeri. Io dico a Gerusalemme: Sarai abitata, e alle città di Giuda: Sarete riedificate e ne restaurerò le rovine. Io dico all’oceano: Prosciugati! Faccio inaridire i tuoi fiumi. Io dico a Ciro: Mio pastore; ed egli soddisferà tutti i miei desideri, dicendo a Gerusalemme: Sarai riedificata; e al tempio:
Sarai riedificato dalle fondamenta>>”.
Nel Tobia 12 (18 -22) l’Arcangelo Raffaele dice: << Quando ero con voi, io non stavo con voi per mia iniziativa, ma per volontà di Dio: lui dovete benedire sempre, a lui cantare inni. A voi sembrava di vedermi mangiare, ma io non mangiavo nulla: ciò che vedevate era pura apparenza. Ora benedite il Signore sulla terra e rendete grazie a Dio. Io ritorno a colui che mi ha mandato. Scrivete tutte queste cose che vi sono accadute. E salì in alto. Essi si rialzarono, ma non poterono più vederlo. Allora andavano benedicendo e celebrando Dio e lo ringraziavano per queste grandi opere, perché era loro apparso l’angelo di Dio>>.
2 Re 6 (8 – 12): <<Mentre il re di Aram era in guerra contro Israele, in un consiglio con i suoi ufficiali disse: <<In quel tal posto sarà il mio accampamento>>. L’uomo di Dio mandò a dire al re di Israele: <<Guardati dal passare da quel punto, perché là stanno scendendo gli Aramei>>. Il re di Israele mandò a esplorare il punto indicatogli dall’uomo di Dio. Questi l’avvertiva e il re si metteva in guardia; ciò accadde non una volta o due soltanto. Molto turbato in cuor suo per questo fatto, il re di Aram convocò i suoi ufficiali e disse loro: <<Non mi potreste indicare chi dei nostri è per il re di Israele?>>. Uno degli ufficiali rispose: <<No, re mio signore, perché Eliseo profeta di Israele riferisce al re di Israele quanto tu dici nella tua camera da letto>>.
Il Sacro Cure di Gesù unica felicità nostra.
Felicità! Ecco la sete che divora incessantemente il cuor dell’uomo. Ciascuno di noi, figli di un padre prevaricatore, erede della sua colpa e delle sue miserie, sente in fondo dell’anima questo bisogno di felicità, questa brama di goder che ci segue dalla culla al sepolcro; questo bisogno sì incessante, sì vivo, sì ardente, cangiasi in novello dolore aggiunto ai tanti di che è seminata la vita, ed è bene spesso la ragione della nostre cadute. Eppure chi mai è perfettamente felice? Nessuno! Questo bisogno adunque, questo istinto di nostra natura, questo grido che senza posa ci sfugge dall’intimo del cuore per domandare a tutto che ci circonda la felicità a cui giorno e notte aspiriamo, ma che non cessa di sfuggirci di mano con non minore persistenza di quelle che noi usiamo per tenerle dietro e raggiungerla, non sarà stato posto in fondo dell’anima nostra dal Creatore, se non per tormentarci fino all’estremo sospiro? No, no, Dio non opera invano, e quella mano che con tanta liberalità provvide alle necessità del nostro corpo, con liberalità uguale provvide ai bisogni dell’anima nostra.
Questo bisogno di felicità sta nella nostra natura; egli è ad un tempo ed un ricordo del nostro primo destino, ed una rivelazione della futura nostra sorte. Nello stato d’innocenza Adamo trovava la sua felicità nell’amar il Creatore: l’anima sua raggiante per originale purezza regnava sovrana sul suo corpo e non servivasi dei sensi se non in modo conforme alla santità ed alla giustizia. Il peccato però frangendo i vincoli d’amore che congiungevano la creatura al Creatore, sconcertò nello stesso tempo l’armonia che esisteva tra l’anima ed il corpo: l’anima allora perdette la sua forza, le si ribellò il corpo, ed ora non è più essa in potere di riprender l’antico dominio sul corpo e sui sensi ribelli, se non a forza di lotte e di violenze.
Privato della felicità, per propria colpa, nel trasmetterne la memoria ai discendenti suoi, Adamo ne trasmise loro eziandio il bisogno. Innato è questo bisogno in essi, circola col sangue nelle loro vene, né può venire soffocato dai più amari disinganni. Quale la ragione? Oimè tutti si danno a cercarla ove né si trova, né si potrà trovare giammai. L’avaro chiede felicità alle ricchezze, il voluttuoso ai piaceri, ed ai terreni onori l’ambizioso: e poi, dopo aver con avidità svuotato il calice di queste ingannatrici felicità, disgustate e tristi le loro labbra, arse tuttora della medesima sete, lasciansi sfuggire la straziante confessione: Vanità delle vanità, tutto è vanità.
A fondo conosce Gesù questo bisogno del nostro cuore di felicità, ed il suo, sempre sollecito per le nostre miserie, viene ad additarci la via che vi ci guida: viene ad offrirci il suo Cuore, quale unico oggetto che riempir possa l’immensità del nostro, e riformare coi suoi esempi non meno che colle sue lezioni, gli sviamenti del nostro spirito e della nostra ragione.
Non ci permette Gesù di limitare le nostre speranze alla terra, ma vuole che le eleviamo più alto: quindi per condurci alla vera felicità, dice a tutti: Beati i poveri, beati quelli che piangono, beati quelli che hanno il cuor puro. All’udir proclamarsi dal Salvatore queste strane beatitudini, io vedo il mondo sorridere per compassione verso il divin Maestro; ma vedo ancora l’anima piena di fede ascoltare e meditare, e poi prostrarsi ed adorare; adorare il Dio che venne a restituire all’uomo la felicità perduta. Io vedo innumerevoli generazioni di santi, nel corso dei secoli cristiani, conquistati da queste beatitudini prima alla Chiesa, trasmessi quindi al cielo; e la loro voce mi ripete incessantemente all’orecchio: Gesù è la via, la verità e la vita, camminando sulle sue tracce noi abbiamo trovato la felicità nel tempo, la felicità nell’eternità.
Oh come persuasiva è la voce di Gesù! Indarno tentano soffocarla il mondo e le passioni; indarno sforzasi l’empietà di cancellare dalla memoria degli uomini un Dio che nacque, visse, morì nell’indigenza e tra le lacrime: l’amore incise con incancellabili caratteri la sua memoria, il nome suo nel povero nostro cuore; né vi ha potenza umana capace di sciogliere i misteriosi legami che tengono l’umanità unita al suo Riparatore, e rendono Gesù sì necessario alla di lei vita e felicità, che non le sia dato obbliarlo giammai.
Il mondo palpa le passioni, e dice all’avaro: Tu hai sete di felicità; ebbene l’oro estinguerà la tua sete, accumula senza posa tesori sopra tesori. Probità, giustizia, lacrime, miseria del povero, non sono che pregiudizi; coscienza, onore, religione, spauracchi per gli ignoranti: oro, oro, niente altro che oro; la felicità è riposa nelle ricchezze. La voce tuttavolta di Gesù domina con tutta la sua potenza quella delle passioni e del mondo, ed a sua volta dice all’uomo: Disprezza beni che ti verranno tosto rapiti da morte, lassù drizza le tue speranze, spogliati con santo coraggio di tuttoché può rallentare il tuo corso verso del cielo, sciogliti da tutte le cose di quaggiù, per poterti attaccare al bene sovrano. Per te, per amor tuo, di tutto spogliai me stesso e mi ridussi alla miseria la più assoluta, la più universale: vieni, segui le mie tracce; la felicità è riposa nella povertà. Tale il linguaggio del mondo, tale il linguaggio di Gesù: che se alla voce del mondo adoratori senza numero e senza senno piegano le ginocchia dinanzi al vitello d’oro e fanno pressa intorno ai suoi altari, una moltitudine, per lo contrario, di anime elette rispondono alla chiamata di Gesù; e laddove gemono quelli sotto il peso di dorate catene, e vanno tuttora in cerca di felicità, cantano questi, camminando dietro al povero Gesù, cantici di gioia, e ripetono le sacre parole, scritte a caratteri immortali sul loro vessillo: Beati i poveri!
La felicità consiste nei piaceri, nella voluttà; così mormorano all’orecchio della gioventù il mondo e le passioni: la giovinezza è la primavera della vita, la stagione dei godimenti; la è un bel giorno; oh! non permettete adunque che una ragione troppo precoce venga ad oscurare colle tristi sue nuvole il sereno di giorno sì bello. A piene mani cogliete i fiori che incontrate sui vostri passi, domani essi saranno appassiti: la felicità sta nei piaceri, afferratela prima che vi sfugga.
Ma Gesù, verità per essenza, grida a sua volta: La felicità si trova unicamente nell’innocenza, nella purezza del cuore, nella croce, nelle lacrime del pentimento. Gesù parla; e, perché severo possa parere il suo linguaggio, giovani d’ogni sesso e condizione si accendono d’amore per la felicità che egli loro promette, e sorridono a queste dure parole: l’innocenza che vedono incarnata nel sacro Cuore di Gesù, sì bella, sì dolce loro si presenta che, per ottenerne il possesso, non temono di calpestare le fiorite catene che offre loro il mondo, disprezzarne le vane gioie, non curarne le offerte, e mentre una gioventù fuorviata si dibatte nel fango che si nascondevi sotto i fiori, e ben tosto coll’anima straziata dal rimorso, esclamerà: O mondo, fallaci sono le tue promesse; i giusti, per l’opposto, col cuore ripieno di pace e di sicurezza, vano ripetendo, inebriati di gioia celeste: La felicità non ha sede che in Gesù, nell’innocenza e nella purità del cuore; ha sede nella croce, nei sacrifici che per amor di Gesù si fanno, nelle lacrime per amor suo versate, e dall’amor suo asciugate.
Noi pur anco, noi aspiriamo alla felicità e tutto l’essere nostro la rivendica come un bene sopra di che crediamo di possedere imperscrittibili diritti. Non contentiamoci tuttavolta di desiderarla, cerchiamola eziandio, ma nel cuore di Gesù cerchiamola, e nella pratica delle virtù, che egli ci ha insegnato non meno coll’esempio che colle parole. Sovvengaci che i perituri beni della terra son troppo poca cosa onde formare la felicità d’un anima immortale, e riempire l’immenso vuoto che Dio vi pose, e che Dio solo può colmare. Possono, non lo nego, possono i piaceri, gli onori portare un qualche passeggero godimento, ma non potrebbe giammai, questa effimera gioia, rendere sazia un’anima destinata, se per lei non istà a prendere parte alla felicità di Dio medesimo. E poi, bisogna pur confessarlo! Felicità perfetta non si trova più sulla terra d’esilio, perché cacciata via dal peccato; inutile adunque la speranza di arrivare ad ottenere il possesso. La fu abbandonata da Adamo coll’innocenza nell’Eden, e la vita presente non deve essere per noi se non quello che fu per nostro progenitore, dopo il suo peccato, una espiazione ed una prova. Col soccorso della grazia di Dio tuttavolta, ci è possibile l’avvicinarci allo stato di nostra primitiva innocenza, e, solo a misura che vi ci approssimeremo, ci sarà dato il gustare qualche cosa della felicità primitiva dell’uomo. Non obliamo che, a raggiungere questo scopo, e sia dopo conformare la nostra vita ai precetti ed ai consigli del Vangelo, che l’anima regni sovrana sul corpo, che si assoggetti tutti i sensi per mezzo di una costante e coraggiosa mortificazione; e che quanto più rinunceremo a noi medesimi, quanto più assorgeremo da tutte le cose create, tanto maggiormente potremo unirci a Dio, e goder di questa divina pace che Gesù stesso lasciò per eredità ai suoi veri discepoli; eredità preziosa la quale è, tutto insieme, la sola felicità reale della vita presente, il pegno ed il saggio della felicità della vita futura.
Esempio
Amore di S. Domenico per Sacro Cuore di Gesù
Tutte le azioni, le penitenze, le orazioni, le lacrime, lo zelo soprattutto si ardente che divorava questo Santo per la gloria di Dio, fanno evidente prova di qual incendio d’amore divino divampasse il suo cuore. Effetto di quest’amore la grande sua divozione verso l’augustissimo Sacramento dell’Eucaristia, innanzi cui passava le notti intere; e se sentivasi vinto dal sonno, riposava la testa sul gradino dell’altare, ond’essere vicino a Gesù almeno di corpo. Nel tempo del sacrificio della Messa era quasi sempre rapito in estasi, in pensando a qual amore ci dimostra il Sacro Cuore di Gesù in questo mistero. Nei suoi viaggi fatti per l’ordinario a piedi nudi in tutte le stagioni, diceva ai suoi compagni: Camminate avanti affinché io trattener mi possa col nostro divin Salvatore, e quindi il sentivano essi spingere verso Dio i gemiti i più ardenti, ed i più infiammati sospiri. E chi spiegar potrebbe qual fosse la sua brama di morire per Gesù Cristo? Vorrei, diceva egli ad un eretico venuto per ucciderlo, vorrei che tu mi tagliassi le mani ed i piedi, poi mi strappassi gli occhi e la lingua, e dopo avermi fatto soffrire per lunghissimo tempo questi dolori, mi troncassi il capo.
Orazione
Io voglio, Gesù mio, servirvi per lo stretto sentiero nel quale mi invitate a camminare dietro le vostre pedate. Eh! Qual conto devo io fare delle spine e delle asprezze della strada, dacché voi la batteste per primo, e vi faceste lume e guida ai passi miei onde condurmi voi medesimo alla sorgente d’ogni felicità? Ah! Vengano pur meno gli amatori del mondo nella ricerca delle loro fallaci illusioni, io però non altri che voi solo cerco, desidero e voglio per mia guida e per mio maestro, non altra gloria che quella di servirvi, non altro piacere che quello di amarvi, non altre ricchezze che quelle della vostra grazia; non aspiro insomma, o adorabile mio Gesù, non aspiro che alla felicità di vivere a voi unito nel tempo, e di possedervi nell’eternità! Così sia.
Invocazione
Sacratissimo Cuore di Gesù, abbiate pietà di me.
Immacolato Cuor di Maria, pregate per me.
Giaculatoria
O Maria concepita senza peccato,la quale in Gesù solo cercaste il vostro riposo e la felicità vostra, pregate per me, che a voi ricorro.
Massima
Nella sola pratica della virtù fate consistere la felicità del vostro cuore.
Nel giorno XX, l’autore ci accenna un altro segreto del Sacro Cuore di Gesù; esemplare di dolcezza. Beati i dolci, essi possederanno la terra. Comprendesi di leggieri che una verità si nasconde sotto questa parola: la terra. Significa, come spiegano i santi, l’anima, il cuore, ed è cosa ben preziosa, tanto preziosa quanto rara e difficile, il possedere l’anima nostra, il regnare sopra tutti i movimenti del nostro cuore, il signoreggiare tutte le nostre passioni, e restarcene tranquilli, rassegnati, fidenti in Dio in mezzo a tante prove e vicissitudini della vita. Guiderdone tuttavolta più prezioso ancora si è, per l’anima dolce per virtù, il trovare ognora il suo Dio nell’intimo santuario del cuore, il sentirsi in pace con lui, con se medesima e coi fratelli nella fede, ed il sapere di certo che in ogni tempo e circostanza le è dato l’appoggiarsi e riposare sul sacro di lui Cuore.
Finalmente proprio della dolcezza si è il metterci al possesso non del nostro cuore soltanto, ma di quello eziandio dei nostri fratelli. Conciossiaché l’anima dolce, essendo mai sempre preparata a cedere, a perdonare, a rendere bene per male non dimostrando mai né amarezze, né risentimenti verso chi l’offende, evitando diligentemente ogni contesa, ogni querela, ed alla concordia tutto sacrificando, meno Dio e gli interessi dell’anima sua, ne conseguita che essa trionfa di tutte le inimicizie, di tutti gli odi, di tutte le prevenzioni, e, per la sola forza della sua dolcezza, a sé attrae tutti i cuori, regna sopra di loro, ne è arbitra in virtù dell’amore, che non domanda già, ma che ispira. Da tutti desiderata, l’anima dolce, la sua presenza produce gioia, perché ovunque la si trova, con lei si trova e regna la concordia, la carità e la pace>>.
Chi di voi può negare che le cose stanno proprio così? La famiglia che ha <<posseduto>> un’anima piena di dolcezza, ha vissuto la vera pace in mezzo alla guerra di fuori. Felice e benedetta una simile famiglia.
E quello che gli scienziati di oggi non riescono a capire ancora, ma a volte nemmeno i Suoi sacerdoti; Il Signore non ha mai puntato sulla dote della scienza umana, sui grandi studi della mente umana che si vanta delle sue scoperte ( tanto che tornando indietro nel tempo – peschiamo un’altra verità dalla Sapienza 13,9:<< perché se tanto poterono sapere da scrutare l’universo, come mai non ne hanno trovato più presto il Creatore?>>). Ecco perché ogni volta che sento uno scienziato che <<grida il fatto che è ateo>>, mi viene in mente dalla Sapienza (1, 3-15) questa sentenza:
<<I ragionamenti tortuosi allontanano da Dio; l’onnipotenza, messa alla prova, caccia gli stolti. La sapienza non entra in un’anima che opera il male né abita in corpo schiavo del peccato. Il santo spirito, che ammaestra, rifugge dalla finzione, se ne sta lontano dai discorsi insensati, è cacciato al sopraggiungere dell’ingiustizia. La sapienza è uno spirito amico degli uomini; ma non lascerà impunito chi insulta con le labbra, perché Dio è testimone dei suoi sentimenti e osservatore verace del suo cuore e ascolta le parole della sua bocca. Difatti lo spirito del Signore riempie l’universo, abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce. Per questo non gli sfuggirà chi proferisce cose ingiuste, la giustizia vendicatrice non lo risparmierà. Si indagherà infatti sui propositi dell’empio, il suono delle sue parole giungerà al Signore a condanna delle sue iniquità; poiché un orecchio geloso ascolta ogni cosa, perfino il sussurro delle mormorazioni non gli resta segreto. Guardatevi pertanto da un vano mormorare, preservate la lingua dalla maldicenza, perché neppure una parola segreta sarà senza effetto, una bocca menzognera uccide l’anima. Non provocate la morte con gli errori della vostra vita, non attiratevi la rovina con le opere delle vostre mani, perché Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza; le creature del mondo sono sane, in esse non c’è veleno di morte, né gli inferi regnano sulla terra, perché la giustizia è immortale>>.
Lo spiegherà l’autore nel giorno XXII- Il Sacro Cuore di Gesù: autore della nostra fede; <<La prima delle virtù cristiane, il fondamento della nostra giustificazione è la fede, che senza la fede non è possibile essere accetto a Dio. […] Le parole di S. Paolo: Si crede per mezzo del cuore …La fede non produce mutamenti di sorta nella vita esteriore del cristiano, ma gli dona un principio tutto nuovo. Quindi il detto di Paolo: Io vivo nella carne …ma vivo eziandio nella fede del Figlio di Dio il quale mi ha amato, e si è sacrificato per me.[…] Se infine legge il Vangelo, il cristiano può stringerselo al cuore, qual libro dei diritti suoi alla felicità eterna, e dire con S. Paolo: Io sono erede di Dio, coerede di Gesù Cristo. >>
E adesso la più forte affermazione, quella che inganna la mente di chi giudica solo le apparenze, il giudizio del mondo: Il sacro Cuore di Gesù esemplare della purità di nostra speranza. – In Dio unicamente volle, Gesù, riporre tutta la sua fiducia, onde insegnarci come pura esser deve la nostra, cioè scevra d’ogni speranza negli uomini od in noi stessi. E per vero dire: nella passione privossi d’ogni consolazione umana: permette che lo abbandonino i suoi Apostoli medesimi, e che quelli i quali lo accompagnano, come Maria, Giovanni, Maddalena, divengano per lui novella cagione di dolore. Ei potè dire: Perseguitato sono dai miei nemici… Contro di me congiurano i miei amici ed i miei parenti …Non trovo un consolatore … Spero in Dio solo. Nella promulgazione del suo Vangelo non impiega se non uomini di nessuna autorità, di nessuna scienza, di nessuna potenza, insomma di nessun credito al cospetto del mondo, affinché la divinità sola in essi risplenda.
Li lascia esposti ad ogni sorta di ostacoli e di pericoli, senza vesti, senza cibo, senza stabile dimora, perseguitati da ogni classe della società, ed odiati a segno d’essere riputata un’azione gradita a Dio il togliere loro la vita in mezzo ai più barbari tormenti. Contuttociò contentasi dir loro: Non si affanni il vostro cuore; dimorate in me, ed io dimoro in voi …Io ho vinto il mondo. Infine, nella santificazione particolare d’ogni anima, egli solo vuol essere l’appoggio e la forza dell’anima: Chi non sarà innestato sopra di me, non porterà frutti di vita eterna, ma qual ramo infruttuoso verrà gettato nel fuoco … Chi non dimora in me sarà cacciato fuori … Io solo apporto giustizia, e combatto per salvare.
Nel considerare questo triplice disegno dell’adorabile Salvatore di far trionfare, cioè, i suoi misteri, la sua religione, la salvezza di ciascun’anima in particolare per virtù della speranza in Dio, non risveglierà ancora nel nostro cuore un ardente impegno di non affidarci mai più alle vane e fallaci speranze del mondo? Di non far più capitale di sorta sopra i perituri beni quaggiù, divorati mai sempre dalla ruggine e dai vermi; né sopra la stima, le lodi, le promesse del mondo? Ah! Non confidiamo nemmeno sulla nostra virtù, sulle migliori nostre risoluzioni, che possono venire disperse dal più leggero soffio di tentazione. Speriamo unicamente nel Sacro Cuore di Gesù. Egli è quella potenza contro cui non prevarranno giammai le porte dell’inferno: egli quella bontà che non può vedere un solo dei nostri bisogni senza essere mosso a compassione, e senza operar prodigi per sollevarci>>.
Dopo tutto sarà sempre dall’alto la Mano, la Luce che illuminerà i nostri passi, stiamo tranquilli ogni nostro movimento spirituale è seguito dall’alto con grande attenzione per aiutarci, concludo con un pensiero di San Francesco di Sales da <<Filotea>>, cap. XXII: <<Man mano che si fa giorno, si vedono più chiare allo specchio le macchie e le brutture del viso; così a grado a grado che la luce interna dello Spirito Santo c’illumina la coscienza, vediamo sempre più nettamente i peccati, le inclinazioni e le imperfezioni, che possono impedirci di giungere alla vera devozione. Oltre a ciò, la medesima luce, che ci fa scorgere i nostri difetti, c’infiamma pure del desiderio di sopprimerli>>.
Si parla tanto e spesso dei sacerdoti santi ed è giusto che sia così, ma chiediamo al signore di benedirci con veri e propri sacerdoti, poi gli santificherà Lui, sono Suoi Unti, Suoi Cristi.
Perché basterà essere un vero sacerdote e veglierà con grande cura sul suo gregge così come più giù descriveremo San Francesco.
Dai <<Fioretti di San Francesco; capitolo XXXIII>>.
COME SAN FRANCESCO LIBERÒ UN FRATE CH’ERA IN PECCATO COL DEMONIO
Stando una volta santo Francesco in orazione nel luogo della Porziuncola, vide per divina rivelazione tutto il luogo attorniato e assediato dai demoni a modo che da uno grande esercito; ma niuno di loro poteva però entrare dentro nel luogo, imperò che quei fratelli erano di tanta santità, che i demoni non avevano in chi entrare. Ma pure perseverando così, uno di quei fratelli si scandalizzò con un altro, e pensava nel cuore suo com’egli lo potesse accusare e vendicarsi di lui. Per la qual cosa, stando costui in questo mal pensiero, il demonio, avendo l’entrata aperta, sì entrò nel luogo, e si pone sul collo di questo frate.
Vedendo ciò il pietoso e sollecito pastore, il quale vegliava sempre sopra il suo gregge, che il lupo era entrato a divorare la pecorella sua; fece subitamente chiamare a sé quel frate, e comandandogli che di presente ei dovesse scoprire il veleno dell’odio concepito contro al prossimo, per lo quale egli era nelle mani del nemico. Di che colui impaurito, però che si vedeva compreso da padre santo, si scoprì ogni veleno e rancore, e riconobbe la colpa sua, e domandonne umilmente la penitenza con misericordia. E fatto ciò, assolto che fu dal peccato e ricevuta la penitenza, subito dinanzi a santo Francesco il demonio partì; e il frate, così liberato delle mani della crudele bestia per la bontà del buon pastore, sì ringraziò Dio, e ritornando corretto e ammaestrato al gregge del santo pastore, vivette poi in grande santità. A lode di Cristo. Amen.
16/05/2022 … indagare, indagare, indagare sulla Verità ed ecco un’altra conferma, nei tempi di Pietro il Grande, lo Zar di Russia – il primo trattato di pace tra Cina e Russia, come suona, chi ha mediato e in che lingua si è mediato tra questi due popoli – per la PACE?
Primo trattato di pace per i confini sull’Amur
Russia e Cina, una tensione antica
In quale lingua potevano i Cinesi trattare con i Russi in mezzo ai deserti? Due gesuiti, l’uno portoghese, chiamato Pereira, l’altro francese, chiamato Gerbillon, partiti dal Pechino con gli ambasciatori cinesi, appianarono per loro tutte queste nuove difficoltà, e furono i veri mediatori. Essi trattarono in latino con un tedesco dell’ambasciata russa, che conosceva questa lingua. Il capo dell’ambasciata russa era Golovin, governatore della Siberia; egli sfoggiò una magnificenza più grande di quella dei Cinesi e dette con ciò una nobile idea del proprio impero a coloro che si erano creduti gli unici potenti sulla Terra. I due gesuiti regolarono i confini delle due potenze; essi furono posti sul fiume Kerbechi, vicino allo stesso luogo in cui si stava negoziando. Il mezzogiorno restò ai Cinesi, il settentrione ai Russi. Esso non costò a questi che una piccola fortezza, costruita al di là dei confini; venne conclusa una pace eterna, e dopo qualche contestazione, i Russi e i Cinesi la giurarono in nome dello stesso Dio in questi termini: “ Se qualcuno avesse mai il pensiero segreto di riaccendere il fuoco della guerra, noi preghiamo il Signore sovrano di tutte le cose, che conosce i cuori, di punire questi traditori con una morte improvvisa”.
Questa formula, comune tanto a Cinesi quanto a cristiani, può far conoscere due cose importanti: la prima che il governo cinese non è né ateo né idolatra, come lo si è così spesso accusato di essere con due imputazioni contraddittorie; la seconda è che tutti i popoli che coltivano la loro ragione riconoscono in pratica lo stesso Dio, nonostante tutti gli smarrimenti di questa ragione male istruita. Il trattato fu redatto in latino in due esemplari. Gli ambasciatori russi firmarono per primi la copia che rimasse nelle loro mani, e i Cinesi firmarono per primi quella che rimase loro, secondo l’uso delle nazioni europee che trattano da corona a corona. Si osservò un’altra usanza delle nazioni asiatiche e delle prime epoche del mondo conosciuto; il trattato fu inciso su due grossi marmi che furono posti per servire da confine ai due imperi>>.
Scheda nr. 8 – I Grandi della Storia, Pietro il Grande, Arnaldo Mondadori Editore, 1971.
Don Ernesto Zucchini commenta Maria Valtorta, eclisi – io mi sono ricordata del evento descritto dal Santo Nicodim Aghioritul – perché un evento unico, un omaggio del creato al Creatore, come partecipare ad un funerale, tutti quanti. Tutto il creato era triste, molti hanno descritto comportamenti anomali …