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Gesù Misericordioso e la preghiera di 33 giorni oltre l’Atto di consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria

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Preghiere da varie raccolte, cibo per l’anima smarrita

Un Rosario speciale, provato da un esorcista

Dopo ciascun mistero

1° – “Mamma, per la tua Santa Immacolata Concezione

Spezza le catene che ci legano a Satana e rilegaci a Dio

Con la dolce catena del Santo Rosario”.

2° – dopo le dieci Ave Maria, il Gloria e la Giaculatoria: “Gesù mio, perdona le nostre colpe”.

            “Mamma, per la Tua Santa Immacolata Concezione

Salvaci dalle mani dei nostri nemici e salva i nostri nemici

Dalla dannazione eterna.

            Mamma di Gesù e mamma nostra, prega per noi e per tutta

L’umanità sofferente”.

Rinuncio a Satana e a tutte le sue opere e seduzioni,

per non lasciarmi più dominare dal peccato e vivere nella libertà di

figlia di Dio.

Rinuncio alle superstizioni, alle arti degli indovini e

Alle arti magiche.

Rinuncio a qualsiasi partecipazione a riunioni spiritiche

E attività occulte fatte con le carte dei tarocchi,

con le tavole di scrittura spiritica,

Con la scrittura automatica o con giochi di occultismo di qualsiasi tipo.

Mi oppongo a tutti gli effetti dei legami mentali con chiaroveggenti,

astrologi, medium, nonché agli effetti di contaminazione con l’occultismo e alla catena di tutte le opere sataniche passate attraverso la mia famiglia

Ricoprendomi del preziosissimo Sangue di Gesù,

rinuncio a tutte quelle potenze che sono avverse a Dio e ai culti con i quali

non si onora il Vero Dio.

Mi impegno a uniformare la mia condotta ai precetti del Vangelo e

Ad amare Dio, che è Padre, Figlio e Spirito Santo.

Amen

               Mio Gesù in Te ho riposo la mia fiducia. Tu sai tutto, Padre e Signore dell’universo, sei il Re dei Re.  Tu che hai fatto camminare il paralitico, rivivere il morto e guarire il lebbroso. Tu che conosci la mia angoscia e vedi le mie lacrime, sai bene, divino amico, come ho bisogno di ottenere da Te questa grazia (chiedere la grazia).

               Fa’, o divino Gesù, che prima che termini questa conversazione che avrò con Te durante 33 giorni, io possa ottenere questa grazia che ti chiedo con molta fede e speranza. La mia conversazione con Te, divino Maestro, mi dà forza e allegria per vivere. Solo da Te aspetto con fede e speranza (chiedere la grazia con fede).

               Con gratitudine farò stampare mille preghiere, perché altri che hanno bisogno di Te, imparino ad avere fiducia nella Tua Misericordia e lascerò le preghiere nella chiesa perché siano divulgate. Illumina i miei passi così come il sole illumina ogni mattina all’alba e attesta la nostra conversazione. Gesù Cristo, ho fiducia in Te e ti prego aumenta ogni giorno di più la mia fede.

               Nel Santo nome di Gesù, per il suo Preziosissimo Sangue versato per l’umanità intera, con l’intercessione di Maria Santissima e di tutti i Santi Arcangeli, in particolare di San Michele Arcangelo, di tutti i Santi Angeli, di tutti i Santi e delle anime del purgatorio, io spezzo e rompo, sciolgo e anniento ogni consacrazione a Satana fatta da (nome della persona) e la lego alla Croce di Gesù.

Libro di Saverio Gaeta - L'eredità di Don Amorth - Così la MADONNA HA SALVATO L'ITALIA - Ed. San Paolo 2019

L’atto di consacrazione dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria venne recitato dal legato pontificio, il cardinale Marcello Mimmi, a nome dell’episcopato e di tutto il popolo italiano. Questo è il testo integrale.

               <<Signore nostro Gesù Cristo, che nell’ostia santa siete presente come Re del mondo, unico Maestro e Pastore delle nostre anime, mediatore tra la terra e il cielo, accogliete quest’atto solenne col quale noi intendiamo riconoscere il vostro sovrano dominio, e deporre nelle vostre mani l’offerta delle nostre anime, della nostra vita, dei nostri beni, delle nostre famiglie, della nostra patria, di tutto il mondo.

            Accogliete questa offerta, e unendola a quella del vostro Corpo e del vostro Sangue, che voi rinnovate ogni giorno mediante il ministero dei sacerdoti nel sacrificio eucaristico, fatela ascendere gradita al Padre celeste, nel seno della augusta Trinità, dove voi vivete e regnate eternamente, come unico vero Figlio di Dio.

            Accogliete specialmente, in questo giorno solenne, l’atto ufficiale di consacrazione che noi intendiamo fare alla vostra augustissima Madre, e per essa a voi e alla Trinità santissima, della nostra amata patria, in unione alle intenzioni del suo Cuore Immacolato e Addolorato, che a noi, come a figli amatissimi, ha voluto suggerire e richiedere quest’atto di riconoscimento del sovrano dominio di Dio sulle nazioni.

            Vescovi di un Paese da voi prediletto e predestinato a sede del vostro Vicario sulla terra, solleciti del bene spirituale e materiale del nostro popolo, desiderosi che sulla nostra patria e sul mondo intero risplenda presto un arcobaleno di speranza e di pace, noi, o Signore, deponiamo nel Cuore della Madre vostra e nostra i voti più ardenti per la diletta nazione italiana:

  • la sua prosperità nella pace
  • nella giustizia
  • nella libertà
  • nell’ordine
  • nella concordia
  • la sua fedeltà alla religione che voi le avete dato
  • la sua integrità nella fede cattolica
  • la sua santità nei costumi
  • l’unione di tutti i suoi figli in una fraterna carità.

A questi voti corrisponde anche l’impegno che noi, come legittimi rappresentanti di questo popolo presso il vostro Altare, intendiamo prendere e prendiamo nel consacrarci ancora una volta alla Vergine santissima, nella luce del suo Cuore Immacolato e Addolorato.

Posti da voi come maestri e pastori di questo popolo, noi vescovi ci impegniamo a eseguire, con sempre maggior sollecitudine e dedizione, il mandato che voi ci avete conferito. Il nostro clero sarà sempre più vicino al vostro Cuore, più pronto e generoso nel collaborare con noi alla salvezza delle anime. Che ci avete affidate.

Il nostro popolo, e tra esso specialmente le anime consacrate e coloro che più direttamente si dedicano al servizio del vostro Regno, seguirà l’insegnamento e l’esempio dei suoi Pastori, per fare di questa Italia, delle sue diocesi e parrocchie, delle sue famiglie, dei suoi istituti, una terra veramente a voi consacrata.

Questi sono i voti, queste sono le promesse che noi, vescovi italiani, oggi intendiamo affidare al Cuore della vostra e nostra Madre, in unione di pensiero e di volontà col vostro Vicario in terra, il Sommo Pontefice, Primate d’Italia. E con lui noi ci rivolgiamo, o Signore nostro Gesù Cristo, a questa santissima Madre perché essa, con la sua materna intercessione, ci assista e renda effettivo e operante, per la grazia ottenutaci presso il vostro Trono, quest’atto di consacrazione.

Vegli, o Maria, il vostro Cuore Immacolato sulla Chiesa, sul Vicario di Cristo, su noi, su questa terra benedetta che mille santuari vostri costellano facendone quasi la vostra seconda patria. Assistetene i reggitori, illuminatene il popolo, di tutti soccorrete la necessità, confortate le sofferenze, alimentate le speranze, in modo speciale assistete coloro che si trovano lontani dalla propria terra e ne sentono la nostalgia, accrescete nelle anime dei fedeli il fervore, riconducete al Padre gli erranti; santificate e adeguate alle presenti necessità i sacerdoti; custodite particolarmente in un clima cristiano la limpida fede e il candore innocente dei piccoli, speranza d’Italia.

Ecco, o Madre nostra e Regina d’Italia, la supplica che, con filiale speranza, rivolgiamo e affidiamo al vostro Cuore pregandovi che giunga presto l’ora, da voi promessa, in cui il vostro Cuore Immacolato trionferà in questa nostra terra, e in tutto il mondo. Così sia!>>.

Con un messaggio anche Giovanni Gronchi, presidente della Repubblica Italiana, volle sottolineare l’importanza estrema dell’evento, affermando che <<neppure coloro cui è ancora negato il dono della fede potrebbero, io credo, misconoscere l’intimo significato di un solenne atto come questo, significato che va al di là del suo pur altissimo carattere religioso. Ogni volta, infatti, che l’uomo sa elevare la mente e il cuore al divino, con ciò stesso testimonia la validità perenne di quei valori dello spirito dai quali è stolto prescindere, se si vuole tendere – nella vita degli individui come delle nazioni – a un progresso che non sia soltanto un avanzamento della tecnica e dell’economia>>.

Il presidente espresse inoltre la persuasione <<che gli onori tributati dovunque alla piccola immagine della Madonna di Fatima, e rinnovati oggi in forma tanto solenne nella generosa città siciliana, interpretino il sentimento della enorme maggioranza del nostro popolo. E condivido l’auspicio: l’Italia che sta risorgendo da aspre e dolorose vicende, e l’umanità intera che nella sua storia anche recente conobbe così vasti naufragi, possano acquistare sempre più chiara coscienza che, dove venga meno l’augusta presenza di Dio, la guerra e la pace – nella vita interna delle nazioni, come nei loro rapporti esteriori – non sono che disfatta e resa a discrezione al più forte>>.


Non è completo il quadro senza il testo seguente

Martin Luther King

LA FORZA DI AMARE

SEI Torino – Edizione italiana a cura di P. Ernesto Balducci, 1967

12

COME DOVREBBE UN CRISTIANO CONSIDERARE IL COMUNISMO

               Fa che il tuo giudizio precipiti giù

Come acque, e la tua giustizia come

Una corrente poderosa.

Amos, 5, 24

Poche questioni richiedono una discussione più profonda e più seria di quella presentata dal comunismo. Per almeno tre ragioni ogni pastore cristiano dovrebbe sentirsi obbligato a parlare al suo popolo su questo tema controverso.

La prima ragione è il riconoscimento del fatto che la vastissima influenza del comunismo si è estesa, come il flutto di una potente marea, attraverso la Russia, la Cina, l’Europa orientale, e ora anche al nostro emisfero. Quasi un miliardo di uomini nel mondo crede nei suoi insegnamenti, e molti di essi l’abbracciano come una nuova religione, alla quale si sono abbandonati completamente. Una forza siffatta non può essere ignorata.

Una seconda ragione è che il comunismo è l’unico serio rivale del cristianesimo. Le grandi religioni mondiali, come il giudaismo, il buddismo, l’induismo e il maomettanesimo sono alternative possibili al cristianesimo, ma nessuno, che sia al corrente della dura realtà del mondo moderno, vorrà negare che il comunismo è il più formidabile rivale del cristianesimo.

Una terza ragione è che non è leale, e certamente non è scientifico, condannare un sistema prima di sapere che cosa quel sistema insegna, e perché esso è in errore.

Lasciatemi formulare chiaramente la premessa fondamentale di questo sermone: comunismo e cristianesimo sono sostanzialmente incompatibili. Un vero cristiano non può essere un vero comunista, perché le due filosofie sono antitetiche e tutti i dialettici ed i logici non possono conciliarle. Perché questo è VERO?

I

Innanzitutto, il comunismo si fonda su una concezione materialistica e umanistica della vita e della storia. Secondo la teoria comunista, la materi, non il pensiero o lo spirito, dice l’ultima parola nell’universo. Una tale filosofia è apertamente laicista e atea. Per essa, Dio è semplicemente una finzione dell’immaginazione, la religione è un prodotto del timore e dell’ignoranza, e la Chiesa è un’invenzione dei governanti per controllare le masse. Più ancora, il comunismo, come l’umanesimo, alimenta la grande illusione che l’uomo, senza l’aiuto di alcuna potenza divina, possa salvarsi e inaugurare una nuova società.

<<Io combatto solo, e vinco e soccombo,

Non ho bisogno di nessuno per liberarmi;

Non voglio nessun Gesù Cristo che pensi

Di poter sempre morire per me>>.

Gelido ateismo orpellato nelle vesti del materialismo, il comunismo non lascia posto per Dio o per il Cristo. Al centro della fede cristiana è l’affermazione che nell’universo vi è un Dio, che è il fondamento e l’essenza di ogni realtà. Essere di infinito amore e di illimitata potenza, Dio è il creatore, il difensore e il conservatore dei valori. In opposizione al materialismo ateo del comunismo, il cristianesimo postula un idealismo teistico. La realtà non può essere spiegata con la materia in movimento o con la spinta e la trazione di forze economiche. Il cristianesimo afferma che al cuore della realtà vi è un Cuore, un Padre amoroso che opera attraverso la storia per la salvezza dei suoi figli. L’uomo non può salvarsi da sé, perché l’uomo non è la misura di tutte le cose, e l’umanità non è Dio. Legato dalle catene del suo stesso peccato e della sua finitezza, l’uomo ha bisogno di un Salvatore.

Secondo, il comunismo si fonda sul relativismo etico e non accetta alcun assoluto morale permanente. Giusto e ingiusto sono relativi ai metodi più efficaci per trattare la lotta di classe. Il comunismo sfrutta la terribile filosofia che il fine giustifica i mezzi. Esso enuncia in modo patetico la teoria di una società senza classi, ma ahimé! I suoi metodi per raggiungere questo nobile fine sono fin troppo spesso ignobili.

Menzogna, violenza, omicidio e tortura sono considerati mezzi giustificabili per raggiungere il fine millenario. E’ forse questa un’accusa sleale? Ascoltiamo le parole di Lenin, il vero tatticista della teoria comunista: <<Noi dobbiamo essere pronti a impiegare inganno, frode, infrazione della legge, rifiuto e occultamento della verità>>. La storia moderna ha conosciuto molte notti torbide e giorni pieni d’orrore perché i suoi seguaci hanno preso sul serio questa affermazione.

In contrasto col relativismo etico del comunismo, il cristianesimo espone un sistema di valori morali assoluti e afferma che Dio ha posto entro la struttura stessa di questo universo certi princìpi morali che sono fissi e immutabili. La legge dell’amore come imperativo è la norma di tutte le azioni dell’uomo. Più ancora, il cristianesimo nella sua migliore espressione rifiuta di vivere secondo una filosofia dei fini che giustificano i mezzi: mezzi distruttivi non possono portare a fini costruttivi, perché i mezzi rappresentano l’ideale in fieri e il fine in via di realizzazione. I mezzi immorali non possono portare a fini morali, perché i fini sono preesistenti ai mezzi.

Terzo, il comunismo attribuisce valore finale allo Stato. L’uomo è fatto per lo Stato e non lo Stato per l’uomo. Si può obiettare dicendo che nella teoria comunista lo Stato è una ‘realtà ad-interim’, che ‘verrà meno’ quando sorgerà la società senza classi. Vero in teoria; ma è anche vero che, finché dura, lo Stato è il fine, l’uomo è un mezzo per quel fine: i suoi diritti sono derivati, e conferiti, dallo Stato. In un siffatto sistema, la fonte della libertà si inaridisce. Limitate sono le libertà dell’uomo: di stampa e di riunione, la libertà di votare e la libertà di ascoltare e di leggere. Arte, religione, educazione, musica e scienza sono sotto l’opprimente giogo del controllo governativo. L’uomo deve essere un servo obbediente dell’onnipotente Stato.

Tutto ciò è contrario non solo alla dottrina cristiana di Dio, ma anche alla valutazione cristiana dell’uomo. Il cristianesimo insiste che l’uomo è un fine perché è figlio di Dio, fatto a immagine di Dio. L’uomo è più che un animale produttivo guidato da forze economiche, è un essere spirituale, coronato di gloria e di onore, dotato del dono della libertà. La definitiva debolezza del comunismo sta nel fatto che esso priva l’uomo proprio di quella qualità che lo fa uomo. L’uomo, dice Paul Tillich, è uomo perché è libero. Questa libertà si manifesta nella capacità dell’uomo di deliberare, decidere e assumere responsabilità. Sotto il comunismo, l’anima individuale è inceppata dalle catene del conformismo; il suo spirito è legato alla fedeltà di partito: l’uomo è spogliato, insieme, della coscienza e della ragione. Il guaio, col comunismo, è che esso non ha né una teologia, né una cristologia; emerge perciò con una confusa antropologia. Confuso intorno a Dio, esso è confuso anche intorno all’uomo. Ad onta dei suoi splendidi discorsi sul benessere delle masse, i metodi e la filosofia del comunismo privano l’uomo della sua dignità e del suo valore, lasciandolo come poco più di un dente impersonale nell’ingranaggio sempre in moto dello Stato.

E’ dunque evidente che tutto ciò non è in armonia con la visione cristiana delle cose. Non dobbiamo illuderci; questi sistemi di pensiero sono troppo contradittori per essere conciliati; essi rappresentano maniere diametralmente opposte di considerare il mondo e di trasformarlo. Noi, come cristiani, dovremmo pregare costantemente per i comunisti, ma, in quanto veri cristiani, non possiamo mai tollerare la filosofia del comunismo.

Eppure, qualcosa nello spirito e nella minaccia del comunismo, è quasi una sfida rivolta a noi. Il defunto arcivescovo di Canterbury, William Temple, alluse al comunismo come ad una eresia cristiana. Egli intendeva che il comunismo si è impadronito di certe verità che sono parte essenziale della visione cristiana delle cose, pur congiungendovi teorie e pratiche che nessun cristiano potrebbe accettare.

II

La teoria, anche se certamente non la pratica, del comunismo ci sfida a preoccuparci maggiormente della giustizia sociale. Con tutte le sue deduzioni false ed i suoi metodi malvagi, il comunismo si leva come una protesta contro le ingiustizie e le indegnità inflitte ai non privilegiati. Il Manifesto comunista fu scritto da uomini infiammati di passione per la giustizia sociale. Karl Marx, nato da genitori ebrei provenienti entrambi da famiglia rabbinica ed esperti, come deve essere stato anche lui, delle Scritture ebraiche, non poté mai dimenticare le parole di Amos: <<Il tuo giudizio precipiti giù come acque, e la tua giustizia come un flutto possente>>. I genitori di Marx adottarono il cristianesimo quando egli era un bambino di sei anni, aggiungendo così all’eredità dell’Antico Testamento quella del Nuovo. Ad onta del suo successivo ateismo e anticlericalismo, Marx non poté interamente dimenticare la premura di Gesù per il ‘minimo di questi’. Nei suoi scritti, egli difende la causa del povero, dello sfruttato, del diseredato.

Il comunismo in teoria accentua con enfasi l’aspirazione ad una società senza classi. Benché il mondo sappia per triste esperienza che il comunismo ha creato nuove classi ed un nuovo lessico di ingiustizia, nella sua formulazione teorica esso immagina una società mondiale trascendente le esteriorità di razza e di colore, di classe e di casta. La partecipazione al partito comunista, teoreticamente non è determinata dal colore della pelle di un uomo o dalla qualità del sangue nelle sue vene.

I cristiani sono obbligati a riconoscere ogni appassionato interesse per la giustizia sociale. Tale interesse è fondamentale nella dottrina cristiana della paternità di Dio e della fraternità dell’uomo. I Vangeli abbondano di espressioni di premura per il benessere del povero. Ascoltiamo le parole del Magnificat: <<Egli ha deposto il potente dal trono ed ha esaltato gli umili. Ha colmato di beni l’affamato e ha rimandato a mani vuote il ricco>>. Nessun comunista dottrinario ha mai l’espresso una tale passione per il povero e l’oppresso quale la troviamo nel Manifesto di Gesù che afferma: <<Lo Spirito del Signore è sopra di me perché Egli mi ha unto per predicare il Vangelo ai poveri; mi a mandato a risanare quelli che hanno il cuore spezzato, a predicare la liberazione ai prigionieri, a restituire la vista ai ciechi, a mettere in libertà quelli che sono oppressi, a predicare l’anno accettevole al Signore>>.

I cristiani sono anche tenuti a riconoscere l’ideale di un’unità mondiale in cui tutte le barriere di casta e di colore siano abolite. Il cristianesimo ripudia il razzismo. Il vasto universalismo che sta al centro del Vangelo rende moralmente ingiustificabile sia la teoria che la pratica dell’ingiustizia razziale. Il pregiudizio razziale è un clamoroso rifiuto dell’unità che noi abbiamo in Cristo, perché nel Cristo non vi è giudeo né gentile, schiavo né libero, nero né bianco.

Ad onta delle nobili affermazioni del cristianesimo, la Chiesa è spesso rimasta indietro nell’interesse per la giustizia sociale e troppo spesso si è contentata di declamare pie frivolezze e sante trivialità. Spesso è stata così assorbita in un bene futuro ‘lassù’ da dimenticare i mali presenti ‘quaggiù’. Eppure la Chiesa è chiamata ad applicare il Vangelo di Gesù Cristo alla situazione sociale. Noi dobbiamo arrivare a comprendere che il Vangelo cristiano è una strada a doppia corsia: da una parte, esso cerca di mutare le anime degli uomini e in tal modo unirli a Dio, dall’altra, cerca di mutare le condizioni ambientali degli uomini cosicché l’anima, una volta mutata, possa avere una possibilità. Ogni religione che professa di interessarsi delle anime degli uomini, ma non si preoccupa delle condizioni economiche che li strangolano né delle condizioni sociali che li paralizzano, è della specie che il marxista descrive come ‘oppio per il popolo’.

L’onestà ci costringe anche ad ammettere che la Chiesa non è stata fedele alla sua missione sociale nella questione della giustizia razziale. In questo campo, essa è venuta meno al Cristo miseramente. Questo fallimento è dovuto non solo al fatto che la Chiesa è stata sconcertantemente silenziosa e disastrosamente indifferente nel campo delle relazioni razziali, ma anche più al fatto che essa ha preso spesso parte attiva nel formare e cristallizzare gli schemi del sistema di razza e di casta. Il colonialismo non si sarebbe potuto perpetuare, se la Chiesa cristiana avesse realmente preso posizione contro di esso. Uno dei principali sostenitori del perverso sistema dell’apartheid nel Sud Africa oggi è la Chiesa protestante riformata olandese. In America, la schiavitù non sarebbe potuta esistere per quasi duecentocinquant’anni, se la Chiesa non l’avesse sanzionata, né potrebbero oggi esistere la segregazione e la discriminazione se la Chiesa cristiana non vi si fosse associata, col suo silenzio e spesso con la sua parola. Noi dobbiamo riconoscere il fatto vergognoso che la Chiesa è la più segregata fra le maggiori istituzioni nella società americana, e che l’ora più ‘segregata’ della settimana è, come ha fatto notare il professor Liston Pope, le undici della domenica mattina. Quanto spesso la Chiesa è stata un’eco, piuttosto che una voce, un fanale di coda dietro alla Suprema Corte e ad altre istituzioni secolari, piuttosto che un fanale di testa che guidasse progressivamente e decisamente gli uomini a superiori livelli di comprensione!

Il giudizio di Dio è sulla Chiesa. La Chiesa ha nella propria anima una scissura che deve sanare. Sarà una delle tragedie della storia, se gli storici futuri dovranno registrare che, in pieno ventesimo secolo, la Chiesa era uno dei maggiori baluardi della supremazia bianca.

III

Di fronte alla sfida comunista, noi dobbiamo esaminare onestamente le debolezze del capitalismo tradizionale. In tutta lealtà, dobbiamo ammettere che il capitalismo ha spesso lasciato un abisso tra la ricchezza superflua e la povertà abbietta, ha creato condizioni tali da permettere che si sottraesse il necessario a molti per dare il lusso a pochi, ed ha incoraggiato uomini meschini a diventare gelidi e senza coscienza, cosicché, come il ricco dinanzi a Lazzaro, essi rimangono impassibili dinanzi all’umanità sofferente, schiacciata dalla povertà. Sebbene per mezzo di riforme sociali il capitalismo americano stia facendo molto per ridurre tali tendenze, vi è tuttavia ancora molto da fare. Dio vuole che tutti i suoi figli abbiano ciò che è fondamentalmente necessario per una vita sana, che abbia un senso. Non c’è dubbio che non è cristiano ed è immorale che alcuni si voltino neo soffici letti del lusso, mentre altri affondano nelle sabbie mobili della povertà.

Il movente del profitto, quando è la sola base di un sistema economico, incoraggia una competizione inumana ed un’ambizione egoistica che ispira gli uomini a interessarsi più di farsi una posizione che di farsi una vita. Questo può rendere gli uomini così egocentrici che essi non sappiano più avere come loro centro il Tu. Non siamo forse noi troppo propensi a giudicare il successo dall’indice dei nostri salari e dalla misura della ruota delle nostre automobili, invece che dalla qualità delle nostre prestazioni e dalle nostre relazioni con l’umanità? Il capitalismo può portare ad un materialismo pratico altrettanto pernicioso del materialismo teorico insegnato dal comunismo.

Dobbiamo onestamente riconoscere che la verità non si trova né nel capitalismo tradizionale né nel marxismo. Ciascuno dei due rappresenta una verità parziale. Storicamente, il capitalismo ha mancato di vedere la verità che vi è nell’impresa collettiva, e il marxismo ha mancato di vedere la verità che vi è nell’impresa privata. Il capitalismo del diciannovesimo secolo ha mancato di considerare che la vita è sociale, e il marxismo ha mancato, e ancora manca, di vedere che la vita è individuale e sociale. Il Regno di Dio non è né la tesi – impresa privata -, né l’antitesi – impresa collettiva -, ma la sintesi che concilia la verità di entrambe.

IV

Finalmente, noi siamo sfidati a dedicare la nostra vita alla causa di Cristo proprio come i comunisti dedicano la loro al comunismo. Noi, che non possiamo accettare il credo dei comunisti, riconosciamo il loro zelo e la loro dedizione ad una causa che essi credono capace di creare un mondo migliore. Nell’agire sono guidati da un senso di intenzionalità e di fine, e lavorano con ardente assiduità per guadagnare altri al comunismo. Quanti cristiani si preoccupano tanto di guadagnare altri a Cristo? Spesso noi non abbiamo né zelo per il Cristo né gusto del suo Reno. Per tanti cristiani il cristianesimo è un’attività domenicale senza rapporto col lunedì, e la Chiesa è poco più di un club sociale laico con una sottile patina di religiosità. Gesù è un antico simbolo a cui non facciamo l’onore di chiamarlo Cristo, e tuttavia la sua signoria non è né affermata né riconosciuta dalla nostra vita privata di sostanza. Dio volesse che il fuoco cristiano ardesse nei cuori di tutti i cristiani con la stessa intensità con cui il fuoco comunista arde nei cuori dei comunisti! Forse il comunismo è vivo oggi nel mondo perché noi non siamo stati abbastanza cristiani?

Dobbiamo impegnarci di nuovo per causa del Cristo, dobbiamo ritrovare lo spirito della Chiesa primitiva. Dovunque andavano, i primi cristiani rendevano una trionfale testimonianza del Cristo: nelle strade dei villaggi o nelle prigioni delle città, essi proclamavano arditamente la buona novella del Vangelo. La loro ricompensa per questa audace testimonianza era spesso la straziante agonia di una tana di leoni o la pungente tortura del ceppo, ma essi persistevano nella fede di avere scoperto una causa tanto grande e di essere stati trasformati da un Salvatore così divino che nessuna morte era un sacrificio troppo grande. Quando essi entravano in una città, la struttura del potere veniva sconvolta. Il loro Vangelo portava il rinvigorente calore della primavera a uomini le cui vite erano state indurite dal lungo inverno del tradizionalismo. Spingevano gli uomini a rivoltarsi contro vecchi sistemi di ingiustizia e vecchie strutture di immoralità. Quando i governanti si opponevano, questa strana gente, intossicata dal vino della grazia di Dio, continuava a proclamare il Vangelo finché anche uomini e donne della famiglia di Cesare erano convinti, finché i carcerieri lasciavano cadere le loro chiavi, e finché i re tremavano sui loro troni. T. R. Glover ha scritto che i primi cristiani <<pensavano di più, vivevano di più e morivano di più>> di qualsiasi altro.

Dov’è oggi questo tipo di fervore? Dov’è oggi questo tipo di audace, rivoluzionaria dedizione al Cristo? E’ forse nascosto dietro cortine di fumo e altari? E’ forse sepolto in una tomba chiamata rispettabilità? E’ forse inestricabilmente connesso con anonimi status quo e imprigionato entro celle di abitudini stagnanti? Quella dedizione deve essere liberata di nuovo, Cristo deve ancora una volta essere messo sul trono nella nostra vita.

E’ questa la nostra migliore difesa contro il comunismo. La risposta non è la guerra. Il comunismo non sarà mai sconfitto con l’uso delle bombe atomiche o delle armi nucleari. Non uniamoci a quelli che acclamano la guerra e che nelle loro mal guidate passioni spingono gli Stati Uniti ad abbandonare la loro partecipazione alle Nazioni Unite. Questi sono giorni in cui i cristiani devono mostrare saggio ritegno e calma ragionevolezza. Non dobbiamo chiamare comunista o pacifista chiunque riconosce che l’odio e l’isterismo non sono le risposte finali ai problemi di questi giorni torbidi. Non dobbiamo impegnarci in un anticomunismo negativo, ma piuttosto in una spinta positiva verso la democrazia, rendendoci conto che la nostra maggiore difesa contro il comunismo è prendere l’offensiva a favore della giustizia e dell’equità. Dopo avere eloquentemente espresso la nostra condanna della filosofia del comunismo, noi dobbiamo, con un’azione positiva, cercare di rimuovere quelle condizioni di povertà, di insicurezza, di ingiustizia e di discriminazione razziale che sono il fertile suolo in cui cresce e si sviluppa il seme del comunismo. Il comunismo prospera solo quando le porte delle possibilità sono chiuse e le aspirazioni umane sono soffocate. Come i primi cristiani, noi dobbiamo muovere verso un mondo a volte ostile armati del rivoluzionario Vangelo di Gesù Cristo. Con questo potente Vangelo noi sfideremo arditamente gli status quo e i costumi ingiusti, e così affretteremo il giorno in cui <<ogni valle sarà colmata e ogni montagna e collina sarà abbassata; e ciò che è storto sarà raddrizzato e i luoghi scabri saranno spianati: e la gloria del Signore sarà rivelata>>. La nostra ardua vocazione e la nostra sublime occasione è di portare testimonianza allo Spirito del Cristo costruendo un mondo veramente cristiano. Se noi accettiamo la sfida con impegno e con valore, la campana della storia suonerà per il comunismo, e noi salveremo il mondo per la democrazia e lo renderemo sicuro per il popolo di Cristo.

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