Il cittadino straniero è la prova sicura del funzionamento della pubblica amministrazione: da 1 a 10 sarebbe una vera spinta, lasciare la firma e un voto, per ogni servizio ricevuto.
Papa Giovanni Paolo II – penetrato nella storia non solo della Chiesa, ma di ogni segmento di vita
Un premio NOBEL PER LA PACE, mancato
Mediatore tra cielo e terra, tra noi e Dio
Quello che il Papa Giovanni Paolo II ha segnato nella storia dei popoli, ad ogni livello è un fermento, lievito vivo, una specie di “lievito madre”. Nessuno al contatto con le sue idee, scritti, discorsi, morale, visione sul mondo come nazioni, sul mondo del lavoro, diplomazia tra stati, diplomazia cristiana, dialogo interreligioso … Leggevo che oggi 13 aprile del 1986 per la prima volta nella storia un Papa, cioè, Lui, entra in una Sinagoga … Il Papa del perdono, contro le dittature … un UOMO che ha seminato, educato alla pace e fratellanza universale. E’ il mio maestro. E’ il mio SANTO PATRONO DEL LAVORO IN ITALIA.
Francia: Arnaud Beltrame, tenente-colonnello 45 anni, morto perché si è <<offerto di prendere il posto di una donna presa come ostaggio all’interno di un supermecato di Trébes>> mort en heros
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https://www.unitiperidirittiumani.it/what-are-human-rights/videos/do-not-discriminate.html
https://www.unitiperidirittiumani.it/what-are-human-rights/videos/freedom-of-thought.html
“Lo Spirito di Dio (La Croix, 16 maggio 1997) interpella ogni coscienza umana, a qualunque cultura religiosa appartenga.
Per noi che ogni giorno viviamo la nostra esistenza cristiana nella differenza culturale e religiosa, la proclamazione del racconto della Pentecoste assume una densità particolare. Certo, le diverse nazionalità enumerate nel testo degli Atti degli Apostoli sono quelle alle quali appartenevano, come dice il brano di Pentecoste, “giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo” (At 2, 5). Ma tali giudei rappresentavano la diversità culturale dei popoli delle loro origini. Quale gioia allora nel sapere così riuniti, per accogliere lo Spirito, parti, medi ed elamiti, con gli abitanti della Cappadocia, del mar Nero e dell’Egitto e altri ancora. Nel nostro contesto culturale questa gioia è ancora più profonda, perché sentiamo nominare, esplicitamente, “gli arabi” e gli abitanti della “Libia vicino a Cirene” (At 2, 10).
Sono stato, una volta, in visita pastorale alle piccole comunità cristiane che vivono oggi tra Derna e Tobruk in Libia. Ho domandato a un libico, musulmano naturalmente, se ci fosse qualcosa di particolare da vedere sulla strada che unisce le due città. Mi ha subito risposto: “Bisogna visitare la grotta del profeta Marqus (Marco)”. Sapevo che i cristiani egiziani ritengono che sia stato Marco a portare loro l’evangelo e definiscono ufficialmente la loro chiesa “la predicazione di san Marco”, ma non mi aspettavo certo di trovare un musulmano libico d’oggi che mi indicasse una grotta di san Marco sulla strada di Tobruk. Il nuovo vescovo di Bengasi, potrà fondare il suo ministero anche su queste memorie cristiane della Cirenaica.
Simone di Cirene, un abitante dell’Africa del nord, ha rappresentato in anticipo la nostra chiesa del Magreb durante la passione di Cristo. Ho visitato anche la sua città, o quello che ne rimane, Cirene, e molto vicino a quel luogo, oggi Al Bayada, c’è una comunità cristiana cosmopolita quanto l’assemblea dei giudei della pentecoste.
… A dire il vero, oggi non è necessario fare grandi viaggi per superare frontiere. La ricca differenza delle culture e delle eredità umane è adesso visibile ovunque, per chi sa aprire gli occhi, la porta e il proprio cuore.
Per questo motivo la commissione teologica internazionale ha appena fatto a tutti noi un bel regalo di pentecoste orientando e stimolando la riflessione cristiana sulla teologia delle religioni.
Pentecoste è lo Spirito santo dappertutto, effuso sugli uomini affinché essi nascano alla vita di Dio della quale Gesù ha manifestato le armoniche e i tesori e ci ha dato in anticipo l’eredità citandoci tutti nel suo testamento. Non è forse morto per “raccogliere nell’unità tutti i figli di Dio dispersi” (Gv 11, 52)?
Abbiamo eretto tante di quelle barriere tra gli uomini, e messo tanti di quei paraocchi ai nostri sguardi, che non siamo più in grado di scoprire “che le meraviglie di Dio sono proclamate in tutte le lingue”. Ho avuto la gioia, due settimane fa, di leggere alla televisione algerina una lettera inviata nel 1862 all’allora vescovo di Algeri dall’emiro Abd el – Kader. Diceva di essere intervenuto per salvare i cristiani da un pogrom druso, a Damasco, perché lo riteneva suo dovere, sia come musulmano che come servitore dei diritti dell’umanità, giacché, aggiungeva: “Tutti gli uomini sono figli di Dio”. Una simile convinzione non è forse uno di quei frutti dello Spirito dei quali parla l’epistola della Pentecoste?
Non si tratta di negare che il male, la violenza, l’omicidio, la corsa al denaro sfigurano l’umanità. È la nostra grande sofferenza in questo momento in Algeria. Ma, dall’interno di questa situazione dolorosa, vogliamo rivolgere ai nostri fratelli uno sguardo di pentecoste, scoprire come lo Spirito di Dio interroga ogni coscienza umana, qualunque sia la sua cultura religiosa, e orientare ogni uomo verso la sua vera vocazione. E non c’è che una sola vocazione umana: ricevere l’amore di Dio per vivere di esso. Non è forse il dono dello Spirito? Scoprendolo all’opera negli altri, ritroviamo la fede nel suo agire nella nostra vita personale. È la reciproca missione che ci viene nuovamente affidata in questa Pentecoste. L’assumo con gioia, nella mia identità cristiana, quando scopro che il dono specifico che mi è fatto può anche unire, attraverso una cultura religiosa differente, la vita e il cuore di tutti i miei fratelli e sorelle dispersi nella moltitudine delle nazionalità e dei patrimoni umani.
“Poiché lo Spirito ci fa vivere, lasciamoci condurre dallo Spirito”. “Quando verrà lo Spirito di verità, ci guiderà verso la verità tutta intera” (Gv 16, 13).” dichiara Arcivescovo di Algeri, Henri Teissier; dal libro <<Accanto a un amico>> Edizioni Qiqajon, Comunità di Bose.
25 marzo – “In Libano musulmani e cristiani hanno ottenuto dal Governo nel 2010 che il 25 marzo sia festa nazionale e tale data venga scelta anche altrove per incontri islamo-cristiani” monsignor Luigi Bressan autore del libro Sorpresi dall’Annunciazione, Cristiani e Musulmani
“E’ un’adolescente. La chiameremo Florence B. Non è il suo vero nome e non sono veri neanche quelli degli altri protagonisti di questa storia, per ovvie ragioni di discrezione. La testimonianza che l’autrice dell’articolo ha raccolto, facendo parlare in prima persona la giovane ragazza francese, è un documento dolorosamente autentico eppure luminoso di speranza.” Yvonne Tymoniak
DON TONINO VESCOVO
«Il Signore era schierato con i poveri, con gli ultimi, con gli emarginati, con i peccatori, con le prostitute. Tant’è che andavano dietro di lui e li convertiva, li cambiava, diceva che c’è spazio per tutti. Guardate invece il nostro tipo di società: quando uno sbaglia, non c’è santi! Non trova più accoglienza né in cielo né in terra! E qualche volta anche nella Chiesa viene emarginato per sempre!».
«Il pellegrinaggio più lungo non è quello verso Santiago de Campostela, ma quello che va dall’uscio di casa nostra verso quello di fronte».
«Il cristiano non è colui che ha le sicurezze in tasca, perché la sua unica sicurezza è Gesù Cristo, morto e risorto. Le altre sono sicurezze della carne, aggrappamenti, non abbandoni».
«Ricordatevi che quando comparirete davanti a Dio, chi vi farà le raccomandazioni non saranno né i senatori né i pezzi grossi, ma i poveri della stazione».
«Pregare non significa macinare avemarie, consumare tutti i grani del rosario e poi fare la doppia vita, fare delle scelte di comodo, egoiste. Pregare significa soprattutto aderire alla volontà di Dio».
«Sporcale pure le mani. Immergile nella storia del mondo, ma non ti sporcare il cuore!».
«Solo il silenzio fascia di fecondità le opere e i giorni dell’uomo. E solo nel silenzio maturano le crescite decisive della vita: la conversione, l’amore, il sacrificio».
«Se è vero che ogni cristiano deve accogliere la sua croce, è vero anche che deve schiodare tutti coloro che vi sono appesi».
«La malattia non è frutto dei nostri peccati personali. Perché il Signore non dà la sofferenza e il dolore a seconda dei meriti e dei demeriti di una persona. Tutto ciò che riguarda la sofferenza è un mistero che ci trascende e che va oltre di noi».
https://ilbolive.unipd.it/it/news/evian-6-luglio-1938-quando-migranti-ebrei-furono
La conferenza di Évian
Évian-les-Bains (Francia), 6 luglio 1938.
Ottant’anni fa.
Sulla soglia dell’Hotel Royal della cittadina termale che affaccia sul Lago Lemano, il senatore Henri Bérenger accoglie, a nome del governo di Francia, «terra d’asilo e di libera discussione […] fedele alle sue più antiche tradizioni di ospitalità universale», le delegazioni ufficiali di 32 paesi aderenti alla Società delle Nazioni e inaugura la Conferenza internazionale sull’emergenza rifugiati.
La conferenza è fortemente voluta dal presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosevelt. Il tema è: come trovare una soluzione all’emergenza creata dalle leggi razziali in Germania.
Il problema investe soprattutto la comunità ebraica, che conta 600.000 persone nella Germania propriamente detta e altre 250.000 persone nell’Austria appena annessa da Hitler. Le discriminazioni e le persecuzioni sono già in atto. Riguardano in primo luogo la Germania. Ma non coinvolgono solo la Germania. Campagne antisemite sono in corso in Polonia, Romania. A fine maggio l’Ungheria ha adottato leggi razziali. L’Italia si appresta a farlo. Gli ebrei hanno da temere ormai in mezza Europa. E l’unica alternativa che vedono a quelle infami azioni è migrare.
I nazisti non sono del tutto contrari. D’altra parte nel corso degli anni precedenti, a partire dal 1933 – l’anno del varo delle prime leggi razziali a opera di Hitler – la Germania, per estremo paradosso, è stata l’unica nazione a favorire la migrazione degli ebrei. Tutte le altre nazioni – anche quelle democratiche, soprattutto quelle democratiche – hanno tentato, in un modo o nell’altro, di impedirlo.
Che la Germania sia ancora in una fase di “cacciata degli ebrei”, lo dimostrerà a breve: a fine settembre, per la precisione, dopo l’occupazione dei Sudeti. Il governo tedesco ordina l’espulsione degli ebrei dalle zone occupate. Ciò che resta della Repubblica ceca spinge i profughi verso l’Ungheria. I magiari li rimandano in Germania. I tedeschi li rifiutano. I profughi ebrei dopo questo tragico esodo troveranno rifugio, infine, in una sorta di campo di accoglienza, nella terra di nessuno, al confine tra Ungheria e Cecoslovacchia.
“ I profughi ebrei dopo questo tragico esodo troveranno rifugio, infine, in una sorta di campo di accoglienza, nella terra di nessuno, al confine tra Ungheria e Cecoslovacchia
Ma ritorniamo di tre mesi, a inizio luglio. Anche in vista della conferenza di Évian, la comunità ebraica internazionale ha già avanzato molte proposte per tentare di risolvere il problema. La prima è di natura politica: la condanna esplicita da parte della comunità internazionale della Germania nazista per le politiche di discriminazione razziale. La seconda è pratica: agevolare la migrazione verso la Palestina, superando le soglie troppo esigue rispetto alla domanda imposte dal Regno Unito, che ha un Mandato della Società delle Nazioni su quelle terre. Ancora: consentire agli ebrei di portare in Palestina tutti i propri averi. Infine: creare un’organizzazione internazionale per finanziare l’emigrazione. In definitiva, gli ebrei che abitano nei paesi liberi chiedono che la questione dei richiedenti rifugio venga internazionalizzata. Che diventi un problema europeo e mondiale.
Anche il presidente degli Stati Uniti, Franklin D. Roosevelt, è su una lunghezza d’onda analoga e ha spinto per organizzare la Conferenza sul lago Lemano: che la comunità internazionale si assuma le proprie responsabilità e accetti i migranti e gli aspiranti migranti discriminati, con una formula di ripartizione tra tutti i paesi in base alle loro dimensioni.
“ Sembra la soluzione più semplice. Il mondo è grande e meno di un milione di migranti non costituiscono davvero un problema
In definitiva, l’unico risultato della Conferenza di Évian-les-Bains è la creazione del Comitato Intergovernativo per i rifugiati (IGC), che nel corso di 12 mesi si riunirà tre volte senza cavare un ragno dal buco. Poi lo scoppio della Seconda guerra mondiale, l’1 settembre 1939, farà passare tutto in secondo piano.