“Non si arriva alla pace percorrendo la via della sicurezza, la pace va osata, è una grande scommessa che non può venire assicurata. La pace è il contrario della sicurezza”. Dietrich Bonhoeffer
https://purgatorio.altervista.org/doc/varie/museo/museodelpurgatorio/1.html
MUSEO DELLE ANIME DEL PURGATORIO – le prove tangibili
Le anime del PURGATORIO
In una parrochia di campagna, un crimine terribile aveva costernato i cuori. Un giovane, indurito dalle passioni che rendono il cuore feroce, aveva avuto la crudeltà di cospirare con un infame l’assassinio di sua madre. Questi carnefici l’avevano buttata in uno stagno di acqua melmosa. La povera madre si dibatteva tra i flutti e tendeva le braccia verso i suoi aguzzini. L’estraneo, con la sua mano barbara, respingeva la donna sciagurata che cercava di aggrapparsi alla riva. Ma il figlio, nonostante la sua scelleratezza, quando vide sua madre tendere verso di lui le braccia che l’avevano portato fu vinto dalla natura e la sua ferocia cadde. Le tese la mano per tirarla fuori dall’abisso, ma il suo complice la respinse e la fece inabissare nella morte.
Il purgatorio è come un lago invisibile dove gli amici, i fratelli, i genitori ci tendono le braccia perché noi li soccorriamo. Forse abbiamo partecipato ad inabissarli in questo terribile supplizio. E mentre rincorriamo follemente i nostri piaceri, soffrono e ci chiamano. Non li libereremo?
Preghiamo: Oh Gesù! Abbandonato da tutti, anche dai tuoi apostoli nel giardino del Gestsemani, abbi pietà di tutte le anime sante del purgatorio, in particolare di quelle che non ricevono né preghiere né consolazioni da parte dei vivi. Sii loro consolatore, il loro liberatore. Oh Gesù! Chiama infine questi figli abbandonati in seno alla loro famiglia del Cielo! Riposino in pace!
Impotenza delle anime del purgatorio
- Impotenza delle loro sofferenze
Considerate che alla morte cessa ogni merito poiché l’anima non ha più il libero arbitrio e dunque la possibilità di scegliere tra il bene e il male. Il purgatorio è questa notte di cui parla Gesù, durante la quale nessuno può agire; coloro che vi gemono sono come il contadino del Vangelo a cui il padre non permette più di coltivare il suo campo.
Ecco perché i nostri cari defunti non possono fare niente per le loro sofferenze. La loro rassegnazione, il loro amore per Dio, l’enormità dei loro tormenti, non abbrevieranno neppure di un istante la durata. La più piccola delle sofferenze patite in purgatorio avrebbe loro acquisito un peso immenso di gloria celeste se patita sulla terra; in questo luogo di espiazione, queste sofferenze sono sterili per loro, sterili per il Cielo, sono semplicemente la quietanza di un debito.
Ahimè, soffrire durante secoli forse, senza profitto per se stessi! Quanto è desolante questo pensiero per queste anime e quanta pena aggiunge ai loro tormenti! Ecco perché è da noi che aspettano aiuto e sollievo.
Sì, noi soli siamo la risorsa dei morti, noi soli siamo la loro provvidenza liberatrice. Il Cielo li consola, noi le leniamo i tormenti; Il Cielo li incoraggia, noi le liberiamo; i Santi aprono loro le braccia per riceverle, noi le introduciamo nel soggiorno della felicità. Questa è la nostra potenza, questo è il nostro compito. Ci pensiamo?
Preghiamo con tutto il cuore, preghiamo senza tregua per loro. Diciamo spesso: “Gesù, Buono e Misericordioso, dà loro il riposo eterno. O Maria, madre e consolatrice degli afflitti, sbrigati a soccorrerli! Santi e Sante del Paradiso, intercedete per loro!”.
Esempio
Il Salvatore attraversando la Giudea, incontrò un giorno un uomo che era paralitico e che aspettava tristemente seduto sul bordo della piscina di Betesaida. Un angelo, infatti, ad intervalli, scendeva nella piscina e agitava l’acqua; il primo ad entrarvi, dopo l’agitazione dell’acqua guariva da qualsiasi malattia. Era da molto tempo che il povero paralitico del Vangelo stava lì, aspettando sempre senza mai poter scendere per tempo. Mosso a compassione, il dolce Salvatore si avvicinò a lui e gli chiede con bontà perché non si andava a lavare con gli altri. “Signore, rispose lo sventurato, sono incapace di qualunque movimento e completamente immobilizzato e non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua viene agita. La guarigione tanto desiderata non dipende da me, povero paralitico, ho bisogno di un amico generoso che mi presti il suo aiuto e mi dia una mano!”. Povero paralitico!
Questa è la triste sorte delle povere anime del purgatorio; rimangono quasi immobili nelle fiamme, incapaci da sole di darsi aiuto, incapaci di gettarsi nella piscina salutare del Sangue Prezioso di Gesù che ha salvato il mondo. Aspettano che un amico caritatevole le immerga. Siate questo amico caritatevole, l’angelo liberatore dei poveri paralitici del purgatorio!
Preghiamo – Dio mio raccomando queste povere anime che una notte così terribile avvolge oggi nell’ombra. Ahimè! Non possono più niente. Permettimi di essere loro mediatore e d’interpormi tra la tua Giustizia e loro. Te ne supplico, abbrevia il loro doloroso esilio! O Gesù sii loro propizio! Chiama a te i tuoi figli e nostri fratelli! Riposino in pace! Amen.
ALFABETO DELLE ANIME PURGANTI
Quelle Anime benedette:
ADORANO la Triade augustissima, Padre, Figliuolo e Spirito Santo, adorano il Verbo incarnato il divin Redentore, le cui adorabili piaghe furono fonti inesauribili di grazie: adorano i divini decreti e le divine disposizioni che loro non permettono ancora l’ingresso nel Cielo.
AMANO con amore puro ed ardente il loro, Dio: amano il Padre celeste con affetto filiale, amano lo Sposo divino con amore di simpatia e di compiacenza, amano l’Amico vero e fedelissimo con amore sincero d’amicizia. Amano ancora con amore riconoscente chi le aiuta e suffraga nelle loro acerbissime pene.
AMMIRANO le ineffabili perfezioni e gli infiniti attributi di Dio che sono certe di godere eternamente; ammirano l’intreccio stupendo delle grazie copiose e delle mille circostanze onde Iddio le ha guidate al porto della eterna salvezza.
BRAMANO con accesissimo desiderio di vedere Iddio, di possederlo, di goderlo eternamente e bramano ancora che noi andiamo in loro soccorso ed acceleriamo coi nostri suffragi la loro eterna beatitudine.
CANTANO la bontà e la misericordia di Dio che le ha liberate da mille pericoli e le ha poste in luogo di salvazione.
CONFESSANO l’altissima giustizia di Dio riconoscendo che ben troppo hanno meritato le pene che soffrono.
DETESTANO con tutto l’orrore e l’abominio non solo il peccato grave e mortale che sebbene assolto nel tribunale di penitenza pur le fa gemere nel Purgatorio, ma altresì ogni pur lieve colpa e difetto che là tiene lontane dal loro sommo desideratissimo Bene.
DESIDERANO di possederlo.
ESPIANO Con ardentemente di vedere Dio, amore puro e disinteressato ogni pensiero meno retto, ogni desiderio meno puro, ogni affetto meno santo, ogni parola non cauta ed oziosa, ogni atto non regolato dalla legge santa di Dio.
FISSANO continuamente il loro sguardo in Dio, nel beneplacito suo, nel glorioso suo regno; solo a Dio è rivolta la loro mente, solo per Dio palpita il loro cuore.
FIDANO In Dio solo, nella fedeltà della sua parola e delle sue promesse, fidano nella Onnipotenza del Padre, nella Sapienza del Figlio e nell’Amore dello Spirito Santo.
GEMONO per le pene atroci che soffrono, per il desiderio e le ansie amorose di presto vedere Gesù, di contemplarlo e goderlo in eterno.
GUARDANO e GIUDICANO molto diversamente da quello che facevano sulla terra; guardano le croci, la povertà ed i tollerati disprezzi come una scala per cui Dio misericordiosamente li fe’ salire in cielo; giudicano le ricchezze, l’ingegno, la sanità, il tempo, non come motivi di vanto e di vanagloria, ma come talenti da trafficare, come monete per acquistarci il cielo.
INVOCANO la nostra pietà, i nostri suffragi, chiedono a noi una stilla che refrigeri gli ardori di quel fuoco che le brucia. Invocano aiuto, chi dai figli, chi dai genitori, chi dagli amici, invocano una tua preghiera che discenda come un angelo a liberarle da quelle fiamme.
INTERCEDONO per noi e per la nostra salute, sono mediatrici fra noi e Dio per ottenerci da Lui benefici e grazie nell’ordine spirituale e corporale, c’intercedono grazie di vittoria sulle passioni; intercedono lumi per la conversione d’alcuni e forza di perseverare per altri.
LODANO Dio, i suoi ammirabili attributi, le amabili sue perfezioni, Lo lodano con tutto l’impeto della mente e del cuore, desiderando di compensarlo dell’onore di cui lo defraudarono in terra col peccato; lodano Maria sovrana loro benefattrice.
MEDITANO! Meditano sugli attributi di Dio, sul suo amore infinito per le anime, sulla vita di Gesù, sui patimenti atroci da Lui sofferti per loro amore; meditano la terra che lasciarono, il Purgatorio ove soffrono, il Paradiso che le aspetta.
NOBILITANO in quelle fiamme purgatrici, come l’oro nel fuoco; ed abbelliscono l’immagine di Dio che portano in sé scolpita, e che Dio aveva creato candida ed immacolata, ma ch’esse macchiarono col peccato.
OFFRONO con verace amore, con affettuosa riconoscenza offrono a Dio le nostre preghiere, i nostri voti, offrono a Dio gli atti della nostra carità, offrono continuamente l’omaggio di tutto il loro essere, e le pene che soffrono per soddisfare alla divina giustizia.
PREGANO! Qual modello di preghiera umile, amorosa, fidente e continua ci viene dalla santa scuola del Purgatorio! La preghiera di anime che soffrono commuove il Cuore di Dio e sarà certo esaudita.
RIPARANO i falli commessi in vita, riparano l’orgoglio con accettare l’umiliazione del castigo, riparano la disobbedienza conformando perfettamente il loro volere a quello di Dio, riparano l’infedeltà al divino amore, amando ardentemente.
RALLEGRANSI perché hanno evitato l’inferno e sono confermate in grazia, rallegransi perché sanno senza dubbio di dovere entrare in Paradiso per essere eternamente felici; rallegransi perché vedranno quanto prima l’amabilissimo volto di Gesù, e la tenerissima loro madre Maria.
SOFFRONO immensamente per la privazione della vista di Dio, soffrono per la impotenza di affrettare questo beatissimo istante; soffrono nel fuoco che le circonda e le purifica e questa sola pena sorpassa tutte le sofferenze e tutti i dolori del mondo uniti insieme.
UMILIANSI sotto il flagello di Dio che le purifica, sotto la paterna sua mano, che in quelle fiamme purgatrici viene mondandole dalle macchie contratte per il peccato.
VOGLIONO solo quello che Iddio vuole, perché la loro volontà è diventata una cosa sola con quella di Dio.
(Tratto da: “Filotea per i defunti”; IMPRIMATUR: In Curia Archiep., Mediolani, die 18 octobris 1901. S. A. M. MANTEGAZZA, Ep. Famag., Vie. gen.)