Il Timone del marzo 2018, articolo firmato di Umberto Fasol
Dai dettati di Gesù a Maria Valtorta:
30- 12 – 1946
Sento la notizia che hanno ritrovato in una caverna scheletri di uomo-scimmia. Resto pensierosa dicendo: “Come possono asserire ciò? Saranno stati brutti uomini. Volti scimmieteschi e corpi scimmieschi ce ne sono anche ora. Forse i primitivi erano diversi da noi nello scheletro”. Mi viene un altro pensiero: “Ma diversi in bellezza. Non posso pensare che i primi uomini fossero più brutti di noi essendo più vicini all’esemplare perfetto che Dio aveva creato e che certo era bellissimo oltre che fortissimo”. Penso a come la bellezza dell’opera creativa più perfetta si sia potuta avvilire tanto da permettere agli scienziati di negare che l’uomo sia stato creato uomo da Dio e non sia l’evoluzione dalla scimmia.
Gesù mi parla e dice: “Cerca la chiave nel capo 6 della Genesi. Leggilo”. Lo leggo. Gesù mi chiede: “Capisci?”.
“No, Signore. Capisco che gli uomini divennero subito corrotti e nulla più. Non so che attinenza abbia il capitolo con l’uomo-scimmia”.
Gesù sorride e risponde: <<Non sei sola a non capire. Non capiscono i sapienti e non gli scienziati, non i credenti e non gli atei. Stammi attenta. E comincia a recitare: “E avendo cominciato gli uomini a moltiplicarsi sulla terra e avendo avuto delle figliole i figli di Dio, o figli di Set, videro che le figliole degli uomini (figlie di Caino) erano belle e sposarono quelle che fra tutte a loro piacquero … Ora dunque, dopo che i figli di Dio si congiunsero colle figlie degli uomini e queste partorirono, ne vennero fuori quegli uomini potenti, famosi nei secoli”. Gli uomini che per potenza del loro scheletro colpiscono i vostri scienziati, che ne deducono che al principio dei tempi l’uomo era molto più alto e forte di quanto è attualmente, e dalla struttura del loro cranio deducono che l’uomo derivi dalla scimmia. I soliti errori degli uomini davanti ai misteri del creato.
Non hai ancora capito. Ti spiego meglio. Se la disubbidienza all’ordine di Dio e le conseguenze della stessa avevano potuto inoculare negli innocenti il Male con tutte le sue diverse manifestazioni di lussuria, gola, ira, invidia, superbia e avarizia, e presto l’inoculazione fiorì in fratricidio provocato da superbia, ira, invidia e avarizia, quale più profonda decadenza e quale più profondo dominio di Satana avrà provocato questo peccato secondo?
Adamo ed Eva avevano mancato al primo dei comandi di Dio all’uomo. Comando sottinteso nell’altro di ubbidienza dato ai due: “Mangiate di tutto ma non di quest’albero”. L’ubbidienza è amore. Se essi avessero ubbidito senza cedere a nessuna pressione del Male fatta al loro spirito, al loro intelletto, al loro cuore, alla loro carne, essi avrebbero amato Dio “con tutto il loro cuore, con tutta la loro anima, con tutte le loro forze” come molto tempo dopo fu esplicitamente ordinato dal Signore. Non lo fecero e furono puniti. Ma non peccarono nell’altro ramo dell’amore: quello verso il proprio prossimo. Non maledissero neppure Caino, ma piansero sul morto nella carne e sul morto nello spirito in uguale misura, riconoscendo che giusto era il dolore da Dio permesso, perché essi avevano creato il Dolore col loro peccato e per primi dovevano sperimentarlo in tutti i suoi rami. Rimasero perciò figli di Dio e con loro i discendenti venuti dopo questo dolore.
Caino peccò contro l’amore di Dio e contro l’amore di prossimo. Infranse l’amore totalmente, e Dio lo maledisse, e Caino non si pentì. Perciò egli e i propri figli non furono che figli dell’animale detto uomo.
Io dico, non vi è mai capitato nella vita di sentire che tale ha avuto tanta crudeltà, nel fare, nel raccontare … Io mi ricordo forse 30 anni fa di aver sentito in Romania di un delitto, marito ha tolto la vita alla moglie e al bambino piccolo. Non ricordo bene se aveva nascosto i corpi oppure no, ma la crudeltà è rimasta nel racconto galeggiando per anni. Come sempre, si arriva al giorno della ricostruzione dei fatti – sul posto. Immaginate i genitori della povera crista e nonni del bambino a sentire, quando la bestia raccontava ridendo come ha fatto a pezzi madre e figlio ridendo. Senza parole. Nel carcere era lui stesso in pericolo, perché tutti la dentro sapevano cosa aveva fatto la belva. Ecco, da riflettere che c’è qualcosa che non può essere “di casa” nel nostro DNA – non può essere UCCIDERE.